I giovani d’oggi e il tramonto del posto fisso in un nuovo libro di Franco Angeli

Intitolato "Il lavoro da offrire, la proposta da accettare. Scelte consapevoli nell'era del welfare”, il testo mette in luce nuovi aspetti che caratterizzano il lavoro ideale per le giovani generazioni. Si tratta di welfare, purpose e leadership, ma anche partecipazione all’impresa, senso di inclusione e attenzione alla salute mentale.

C’era una volta il posto fisso. Lo voleva, fortissimamente, il protagonista di Quo Vado?, l’indimenticabile macchietta impersonata da Checco Zalone. Se il comico volesse girare un sequel aggiornato al presente, potrebbe avere qualche difficoltà, visto che, ai giovani di oggi, il posto fisso sembra non interessi più. Lo sostiene il libro “Il lavoro da offrire, la proposta da accettare. Scelte consapevoli nell’era del welfare” (Franco Angeli) scritto da Luca Furfaro, Valentina Marini e Filippo Poletti. Al centro del volume, una fotografia aggiornata delle trasformazioni in atto tra domanda e offerta di lavoro.

Più nel dettaglio, il libro sottolinea l’andamento crescente nel numero di occupati anche nel secondo trimestre 2025, saliti a +226 mila, pari al +0,9% in un anno. Nel complesso, il numero totale di persone che lavorano si attesterebbe a 24 milioni e 202 mila unità. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 enni sarebbe pari al 62,7%, con una crescita dello 0,4% rispetto al secondo trimestre 2024), ma con un aumento più accentuato tra i 50-64enni e nel Mezzogiorno.

Partendo dai dati sopra riportati, il libro mette in luce cinque diversi aspetti che i giovani di oggi si aspettano dal lavoro: 1) remunerazione integrata e welfare evoluto, ossia non solo il “semplice” stipendio, ma un vero e proprio “total reward”, ovvero un “riconoscimento” che includa anche benefit come benessere psicologico, flessibilità oraria, sostegno alla famiglia. Detto in altri termini, pur riconoscendo alla retribuzione la giusta importanza, secondo il libro è il welfare ad essere diventato leva di attrazione e fidelizzazione per i giovani, che si sentono così supportati non solo dal punto di vista meramente economico ma anche a livello personale, relazionale ed emotivo, trovando nel lavoro un ambiente che valorizza il loro benessere complessivo e la qualità della vita.

2) Flessibilità e work-life balance, ossia la possibilità di gestire tempi e spazi di lavoro, soprattutto se con modalità ibride. Secondo gli autori, l’obiettivo dei giovani di oggi è conciliare vita personale e professionale senza troppi compromessi, grazie ad un lavoro che offra tempo libero, autonomia e la possibilità di coltivare passioni e relazioni al di fuori dell’ambito professionale, senza sentirsi costantemente sopraffatti dalle richieste aziendali.

3) Purpose e sostenibilità, il che significa che i giovani di oggi vogliono anche lavorare all’interno di organizzazioni che abbiano un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. In particolare, sostengono sempre gli autori, non si tratta solo di CSR, bensì di valori condivisi e coerenza tra parole e azioni. Particolarmente apprezzate poi, per i giovani, sono tutte quelle aziende che mostrano un reale interesse nei confronti della salute mentale dei propri dipendenti, con le parole ma anche con i fatti. Non solo quindi sostenibilità ambientale, ma anche sociale e umana, che si traduca in pratiche concrete di inclusione, ascolto e attenzione al benessere anche psicologico dei lavoratori.

4) Formazione continua e leadership inclusiva, il che vuol dire restare in azienda solo se si hanno continuative opportunità di apprendimento e in presenza di manager capaci di ascoltare, motivare ed essere di esempio. Per gli autori, la crescita passa infatti dalle competenze, ma anche dalla qualità delle relazioni, che rimangono sempre di fondamentale importanza.

5) Comunicazione autentica e trasparenza, ossia attenzione vera a non incappare nel “welfare washing”: i giovani, si sostiene nel libro, chiedono autenticità e coerenza. La capacità di comunicare in modo chiaro, credibile e partecipativo è ormai parte integrante della proposta di valore al lavoratore.

Non tutte le tipologie di lavoro possono tuttavia adattarsi ai modelli sopra descritti. Succede ad esempio nella ristorazione oppure nel commercio al dettaglio o anche nell’assistenza agli anziani: in tutti questi casi è evidente che lo smart working non possa funzionare. Le strategie aziendali per risultare comunque attrattive dovranno puntare pertanto su forme di valorizzazione delle loro persone diverse. Gli autori elencano, tra gli altri, orari maggiormente flessibili, benefit aggiuntivi, formazione personalizzata, premialità e percorsi di crescita mirati.

Luca Furfaro

Qualunque sia l’azienda, ciò che conta è insomma ricordarsi di dire addio al lavoro come «mero scambio di tempo per denaro», osserva il co-autore Luca Furfaro, consulente esperto nelle politiche del lavoro e del welfare, titolare dell’omonimo studio. A suo giudizio, anche se «la remunerazione monetaria resta certamente fondamentale», i giovani sarebbero sempre più in cerca di un «“total reward” fatto di welfare, crescita, inclusione e coerenza con i propri valori». Le aziende sono pertanto chiamate sempre più spesso ad essere «ambienti in cui benessere, sostenibilità e leadership empatica diventino realtà concrete», sottolinea ancora Furfaro, secondo cui sarebbe arrivato finalmente «il momento di pensare ad un sistema retributivo più moderno e premiale», conclude.

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