Lavoro, benessere e zero figli: le priorità dei giovani secondo Generationship 2025

L'Osservatorio di Changes Unipol fotografa per la quarta edizione le priorità delle generazioni più giovani, notando maggiore soddisfazione sul lavoro, meno fuga all'estero e una crescita nell'interesse verso la politica.

Giovani delusi dal lavoro e dalla vita? Niente affatto. Semplicemente, sono cambiate le loro priorità. Lo sostiene la quarta edizione dell’Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol a cura di Kkienn Connecting People and Companies, secondo il quale, per la prima volta dal 2022, compaiono numerosi segnali positivi di miglioramento nello spirito dei ragazzi e giovani adulti dai 16 ai 35 anni.

Il 2025 è l’anno di vera svolta nelle priorità di Gen Z (nati dal 1996 al 2010) e giovani Millennial (ossia i nati tra il 1988 e il 1995) A perdere terreno, secondo la ricerca, sarebbero in particolare tutti i valori un tempo centrali, come figli, famiglia e comprare casa. Al centro degli interessi dei nuovi giovani sarebbero invece studio, lavoro stabile, carriera e risparmio.

L’Osservatorio dà in crescita anche l’attenzione al benessere mentale, soprattutto per gli uomini. Si rafforza poi il principio che il lavoro debba essere compatibile con la vita personale.

Tra i dati più significativi, spiccano quindi i seguenti dati. In primo luogo, per i giovani crescono di importanza la ricerca di un lavoro stabile e sicuro (dal +26% del 2023 al +34% del 2025) e il risparmio (dal +30% del 2023 al +33% del 2025), mentre continua a calare l’importanza di matrimonio e convivenza (-43% nel 2023 vs -47% nel 2025) e dell’avere figli (-44% contro -47%).

Il cambiamento riguarda in particolare le giovani donne, che ritengono più importante che in passato conseguire un titolo di studio (+42%) in misura decisamente superiore ai giovani uomini (+28%). Le donne attribuiscono maggiore importanza anche al risparmio (+42% contro +26% degli uomini), alla ricerca di un lavoro stabile e sicuro (+39% contro il +28%) e alla carriera (+35% contro il +20%).

Il 76% dei giovani ritiene inoltre che chi rinuncia a creare una famiglia lo faccia per mancanza di stabilità economica (era il 74% tre anni fa), a conferma di un trend consolidato. Ma non è solo una questione economica: la famiglia non è più vista come “destino naturale”, ma come un’opzione fra le altre.

Venendo alle questioni di cuore, la ricerca osserva come la sfiducia nelle relazioni (instabilità, ghosting, burnout affettivo) contribuisca a raffreddare ulteriormente il desiderio di costruire una famiglia: per il 62% dei giovani è venuta meno la fiducia nella possibilità di costruire rapporti duraturi.

L’altra faccia della minore centralità attribuita all’amore romantico è l’emersione di nuove forme di legame e modelli: l’Osservatorio parla di famiglie allargate, nuclei monogenitoriali e persino la famiglia multispecie, dove il rapporto con un animale domestico per il 48% dei giovani intervistati diventa parte integrante della vita affettiva.

Tra gli altri aspetti del vivere indagati dalla ricerca di Changes Unipol c’è anche l’interesse di Gen Z e giovani Millennial verso la politica, dato in crescita rispetto a tre anni fa. La fiducia nei singoli amministratori resta però bassa, mentre si rafforza il senso di appartenenza all’Europa (65%, +11 pp) e al mondo (59%, +9 pp). L’UE è percepita come progresso (67%) e futuro (71%), ma non ancora come solida identità valoriale.

Tra i progetti dati per probabili dai giovani c’è il trasferimento all’estero per cercare migliori opportunità lavorative, ma anche per avere maggiori stimoli culturali e servizi più efficienti. Lasciare l’Italia non sarebbe più insomma una “fuga dei cervelli”, ma una scelta strategica e consapevole di crescita personale e professionale.

Certo, la fiducia nell’Italia come terra in costruire il proprio futuro è bassa, ma in generale è in aumento la soddisfazione per il proprio lavoro, anche se il 46% dei giovani, pur essendo già occupato, cerca attivamente un nuovo lavoro. Perché si cercano strade alternative? Secondo l’Osservatorio Changes Unipol, non più per necessità, ma per qualità e crescita. La nuova visione del lavoro è chiamata proprio “workflowing”: il lavoro diventa cioè fluido, si cambia spesso, si cercano nuove opportunità e un migliore equilibrio tra vita e professione.

Tuttavia, la fragilità economica resta forte: un giovane su quattro non riesce a mantenersi senza l’aiuto della famiglia e il 39% guadagna meno di 1.500 € netti al mese. Attorno ai 30 anni, inoltre, la fiducia delle donne nel lavoro crolla a causa del conflitto tra carriera e maternità. Emerge anche la richiesta di un dialogo tra generazioni: le differenze ci sono, ma non sono conflittuali.

Ultimo dato: il fenomeno della Great Resignation non è più attuale. Al momento, chi cambia lo fa per cercare un migliore allineamento tra retribuzione e progetti, tra competenze e aspirazioni e work-life-balance.

Sui dati dell’Osservatorio ha detto Fernando Vacarini, Responsabile Media Relations Gruppo Unipol: «Le nuove generazioni ci ricordano che i modelli tradizionali non sono più adeguati a governare un presente in continua evoluzione. Sono i giovani a dover indicare le priorità di oggi e di domani. A noi spetta la responsabilità di comprenderle, interpretarle e fornire risposte adeguate».

Per ulteriori approfondimenti sulla ricerca, cliccare su GenerationShip 2025.

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