Welfare aziendale, sì dagli italiani ma si può fare di più: la ricerca di UNGUESS
Secondo UNGUESS Research CENTRE, più della metà delle imprese in Italia offre ai propri dipendenti dei welfare benefit attraverso piattaforme digitali. Tuttavia, il 30% degli utenti riscontra problemi tecnici durante l'uso di queste applicazioni. L’82% di chi attualmente non ne fruisce ritiene invece essenziale allargare la presenza a tutte le aziende, a condizione che rispettino imprescindibili requisiti di equità e inclusione.
Il welfare aziendale è sempre più amato da aziende e dipendenti, ma soprattutto i secondi pensano che si possa fare di più e meglio. E’ questa, in estrema sintesi, la conclusione alla quale è giunta UNGUESS, che ha fotografato in una ricerca lo scenario italiano nel pianeta dei benefit.

Curata dall’UNGUESS Research CENTRE, il centro che raccoglie insight diretti dagli utenti attraverso sondaggi mirati, la survey ha coinvolto quasi 800 persone dai 18 ai 65 anni, che hanno contribuito con le loro risposte a stabilire il dato di più della metà delle aziende italiane che offrono servizi welfare attraverso piattaforme digitali. Eppure, il grado di soddisfazione dichiarato dai rispondenti sarebbe poco soddisfacente soprattutto sotto il profilo della navigazione da mobile, la personalizzazione e il supporto agli utenti.
UNGUESS ha stabilito anche quali sono i benefit più utilizzati. Com’era prevedibile, al primo posto ci sono i buoni pasto, seguiti a una certa distanza dai rimborsi per le spese di trasporto e di benzina e per la salute e il benessere.
Tra le piattaforme utilizzate per spendere i propri buoni pasto, spicca Edenred, scelta nel 55% dei casi. Se invece si guarda più in generale alla popolarità degli erogatori di servizi welfare, il più famoso è Satispay, conosciuto dal 79% del campione intervistato.
La notorietà dell’una o l’altra piattaforma non è però garanzia di successo assicurato. Secondo UNGUESS, infatti, quasi 4 utenti su 10 non sono in grado di identificare un provider “migliore” tra quelli provati, a riprova di un gap di autorevolezza nelle stesse, che potrebbe però anche tradursi in vantaggi per i provider che sapranno differenziare il proprio tipo di offerta.
A sostegno della propria tesi, l’indagine curata dall’azienda, nata dieci anni fa all’interno del centro di ricerca “Mobile Lab” del Politecnico di Milano, UNGUESS applica la metodologia del crowdtesting in cui è specializzata ai dati raccolti.
Tra le difficoltà più comuni, i bug intesi come arresti anomali dell’app o difficoltà legate al servizio di cassa (42%), complicazioni in fase di accesso e/o di registrazione (28%), problemi nel collegare l’applicazione ad altre piattaforme (18%), errori nel rimborso o nel conteggio dei ticket (9%). In più, restano deboli aspetti chiave come la personalizzazione (3,4 su 7) e l’esperienza da mobile (4 su 7).

Sui risultati della ricerca ha detto Alessia Casorati, UX Researcher & Accessibility Expert di UNGUESS: «Dai dati raccolti emerge anche che, tra chi già usufruisce di questi servizi, la maggior parte ne riconosce un impatto positivo sul proprio benessere generale e sull’equilibrio tra vita privata e lavoro: segno che un welfare aziendale ben strutturato può davvero fare la differenza nel quotidiano delle persone».
Da segnalare anche la richiesta espressa dagli intervistati di allargare la fruizione di questo genere di servizi. In particolare, l’82% dei dipendenti che attualmente non ha a disposizione servizi di welfare, ritiene che dovrebbero diventare imprescindibili in tutte le aziende e sarebbe disposto ad accettarli, a patto che offrano vantaggi concreti e tangibili (come buoni, sconti o risparmi), che siano proposti direttamente dall’azienda e che le piattaforme siano facili da usare, con un’interfaccia semplice e intuitiva.
La percezione di equità nell’accesso al welfare aziendale risulterebbe però ancora piuttosto bassa (solo 3,6 su 7 in media), con un divario tra non utenti (3,2 su 7) e chi già utilizza piattaforme welfare (3,8 su 7).
Quest’ultimo dato rilevato dalla ricerca metterebbe quindi in luce una doppia frattura: tra chi ha accesso e chi ne è escluso, tra la promessa del welfare digitale e la sua reale diffusione. Per UNGUESS è pertanto fondamentale rendere le informazioni più trasparenti e le opportunità più inclusive, per aumentare l’impatto positivo e favorirne l’adozione.
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