
Welfare aziendale sempre più amato: la ricerca di Edenred
L'Osservatorio Welfare 2025 ha analizzato i comportamenti di oltre 5 mila aziende clienti osservando rispetto al 2024 una crescita nel ricorso ai benefit del 10% per ciascun beneficiario.
Cresce ed è sempre più amato il welfare aziendale, con buoni pasto e fringe benefit veri e propri re del settore. Lo ha sottolineato l’Osservatorio Welfare 2025 di Edenred che ha parlato di una media di mille euro a dipendente di aiuti aziendali di questo genere nel 2024, con una crescita del 10% per ciascuno e un utilizzo di oltre il 50% sotto forma di fringe benefit.

Per arrivare a conclusioni del genere, la società leader nel settore degli employee benefit ha analizzato i comportamenti di oltre 5 mila aziende clienti e 770 mila beneficiari. Tra gli altri dati, da osservare come quasi nel 90% dei casi gli strumenti di welfare sono stati la prima leva di sostegno al reddito e alla qualità della vita dei dipendenti.
Dietro a un incremento di queste proporzioni, c’è stata la Legge di Bilancio che ha innalzato la soglia di esenzione fiscale da 258,23 a 1.000 euro (2.000 per chi ha figli a carico) fino al 2027 per i cosiddetti fringe benefit. Tra questi rientrano i buoni acquisto, i buoni carburante, i rimborsi per affitti e bollette domestiche. Edenred sottolinea quindi come queste voci abbiano superato la metà del credito welfare complessivo che le aziende mettono a disposizione dei propri dipendenti, arrivando a coprire il 52% del totale.
Le voci successive di spesa sono l’area ricreativa (23%), l’istruzione (13,5%), la previdenza integrativa (5,6%) e l’assistenza sanitaria (3,2%). Chiudono la classifica la mobilità (1,5%) e l’assistenza familiare (0,9%).
Secondo Fabrizio Ruggiero, Amministratore Delegato di Edenred Italia, «sommando buoni pasto e fringe benefit, un’azienda può mettere a disposizione fino a circa 2.700 euro esentasse per ciascun dipendente. Per chi ha un reddito tra i 25 e i 50 mila euro, è l’equivalente di una o due mensilità nette aggiuntive».
Ma quali sono i lavoratori che più fanno ricorso ai fringe benefit? La maggiore diffusione è tra gli under 30, che se ne servono per il 65% dei casi, contro il 48% di chi ha oltre 60 anni.
I rimborsi in istruzione sono fruiti in misura maggiore dalla fascia d’età compresa tra i 40 e i 59 anni, mentre l’erogazione di credito in previdenza integrativa cresce con l’avvicinarsi dell’età pensionabile, passando dal 3% dei giovani under 30 al 13% della spesa complessiva per i dipendenti oltre i 60 anni di età. Il ricorso ai servizi dell’area ricreativa, invece, sale al 29% tra la popolazione entro i 39 anni, restando tuttavia una solida voce di spesa, in media attorno al 20%, per gli over 40.

«Il welfare aziendale è sempre più costruito a misura di persona – prosegue Ruggiero – gli HR manager diventano architetti del benessere organizzativo, chiamati ad ascoltare e anticipare bisogni che cambiano, soprattutto nelle nuove generazioni».
Secondo l’AD di Edenred c’è però un ostacolo e si chiama complessità normativa, un aspetto che «frena l’adozione di strumenti di welfare da parte delle piccole imprese (appena il 2%). Serve una semplificazione e un aggiornamento degli strumenti più diffusi, come il buono pasto, la cui soglia esentasse è ferma a 8 euro come stabilito da una norma del 2020. Nell’attuale contesto socio-economico, segnato da inflazione e rincari, è il momento di rivedere questa soglia per rafforzare il potere d’acquisto di 3,5 milioni di lavoratori».
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