Smart working e filiali diffuse, la ricetta di Clutch contro la fuga dei giovani lavoratori da Milano

La startup di headhunting Clutch analizza il fenomeno della fuga da Milano da parte soprattutto dei talenti junior, proponendo possibili strategie per ridurne la portata, al momento tutt'altro che trascurabile.

La startup Clutch specializzata nell'headhunting analizza il fenomeno della fuga dei giovani lavoratori da Milano suggerendo alcune possibili strategie per arrestarla
Il team della startup di headhunting Clutch

A Milano la vita è ancora agra. Lo sostengono in particolare i giovani alla ricerca di occupazione qualificata, non più disposti a trasferirsi nella grande capitale del Nord dal momento che le spese per potersi mantenere impegnano più della metà dei loro potenziali guadagni. La fotografia poco incoraggiante è contenuta in un report curato dalla Cisl, intitolato «Milano quanto mi costi? Osservatorio sul costo e sulle condizioni di vita nella città metropolitana», che ha offerto un interessante spunto di riflessione a Clutch, la start-up fondata quest’anno da un’idea di Lorenzo Cattelani per ridefinire il mondo dell’headhunting.

Al centro del ragionamento della giovane realtà aziendale c’è la seguente domanda: come stoppare l’emorragia di talenti nelle aziende milanesi? Sono almeno due le direttrici individuate da Clutch: smart working in tutti i settori in cui è possibile praticarlo, da una parte; dall’altra, delocalizzazione di uffici e filiali delle imprese, magari in prossimità dei poli universitari dove si formano i cervelli nazionali.

Il compito di illustrare le due possibili strategie è di Federica Riviello, Founding Partner di Clutch, che suggerisce alle aziende di fornire ai dipendenti anche benefici aggiuntivi, ad esempio «programmi di mobilità, piani di welfare ad hoc, relocation bonus», ossia tutti sistemi che facciano sentire che davanti alla prospettiva di un trasferimento si sarà comunque supportati nel lungo periodo.

Per ribadire l’urgenza di rivedere l’assetto organizzativo pena la perdita ulteriore di nuovi talenti, Clutch si sofferma anche su una seconda ricerca focalizzata più nello specifico sui giovani lavoratori. Si tratta dell’analisi fornita da «Adesso!» nel 2023, che ha elaborato le risposte di oltre 600mila milanesi tra i 20 e i 40 anni. Di questi solo il 17% riesce a risparmiare almeno 200 euro al mese, mentre il 62% spende per vivere più di quanto guadagna.

Tornando invece a quanto dall’indagine già citata della Cisl, il 37% degli intervistati lamenterebbe l’arresto della crescita delle retribuzioni, ferme ormai da anni, mentre il 23,8% sostiene di non riuscire più a far fronte al crescente prezzo di mutui e affitti delle abitazioni, affermando di vedersi costretti a valutare l’abbandono della città.

Sui numeri la founding partner di Clutch considera: «Osservando i dati che abbiamo raccolto, abbiamo rilevato che alcune famiglie professionali, come IT e Sales, preferiscano non avere alcun vincolo di presenza. Per altri settori, con bacini industriali altrove, il 20% dei candidati junior ha preferito rifiutare offerte nonostante l’azienda, con base a Milano, proponesse due giorni di smart working a settimana».

Lo scenario è in sostanza allarmante, sostiene Clutch, che ha intercettato la questione grazie alla propria lente privilegiata sul mondo dei professionisti: molti di loro, sottolinea la start-up, sarebbero disposti a lavorare a Milano quasi esclusivamente se l’azienda consentisse lo smart working totale, senza il vincolo del trasferimento. Salvo, poi, scontrarsi con la realtà.

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