
Benessere operaio: le aziende italiane cambiano passo
Il nuovo ranking “Best Workplaces for Blue Collar 2025” di Great Place to Work Italia rivela una trasformazione nel cuore dell’industria italiana: cresce l’impegno delle aziende per migliorare la vita degli operai, con più sicurezza, autonomia, equità e leadership partecipativa. Dalla biofarmaceutica AbbVie ai colossi della meccanica e del design, la nuova cultura del lavoro mette al centro chi, ogni giorno, tiene in moto la produzione del Paese.
Cresce l’attenzione delle imprese italiane verso chi, ogni giorno, lavora nei reparti produttivi. È quanto emerge dal ranking Best Workplaces for Blue Collar 2025 di Great Place to Work Italia, che ha raccolto le opinioni di oltre 4.000 operai delle principali realtà manifatturiere e produttive del Paese. La classifica, giunta alla sua quarta edizione, racconta un mondo industriale che sta cambiando passo: sicurezza, equità, fiducia e qualità delle infrastrutture diventano indicatori chiave di un nuovo modo di intendere il lavoro.

Tra le aziende premiate, spiccano nomi noti come AbbVie, ARD Raccanello e Rheinmetall Italia, ai primi tre posti del podio. Ma più dei singoli brand, a colpire è il messaggio complessivo: oggi anche le “tute blu” chiedono – e ricevono – ambienti più sicuri, inclusivi e attenti alla persona.
Il Trust Index, che misura la fiducia e il benessere percepito dai lavoratori, si attesta al 66% nelle imprese “best”, ben 19 punti sopra la media del settore manifatturiero non eccellente. La differenza si fa ancora più evidente sul fronte della sicurezza, considerata adeguata dall’82% degli operai delle aziende top, contro il 67% del resto del campione. Lo stesso vale per la qualità delle infrastrutture (71% contro 51%), a conferma di una crescente consapevolezza che la produttività nasce da ambienti di lavoro curati e sicuri.
Un segnale importante, se si considera che, secondo i dati Inail, gli incidenti mortali sul lavoro restano pressoché stabili negli ultimi anni. Proprio per questo, molte imprese stanno investendo non solo in macchinari più moderni, ma anche in cultura della sicurezza e formazione continua.
Ma la rivoluzione del benessere operaio va oltre gli aspetti fisici. Gli operai delle aziende migliori parlano anche di imparzialità di trattamento (88% indipendentemente dall’orientamento sessuale e 86% dall’origine etnica), di autonomia operativa (71%) e di un management percepito come etico e trasparente (73%, contro il 52% delle altre imprese). In molti casi, il clima aziendale si alimenta anche di gesti simbolici ma significativi, come le celebrazioni degli eventi speciali (+25% rispetto alla media), momenti di riconoscimento e appartenenza collettiva.
Un altro segnale di maturità arriva dalla leadership: nelle aziende best il Leadership Index tocca il 64%, ben 17 punti sopra la media del settore. I manager appaiono più inclini al dialogo e all’ascolto, favorendo la partecipazione e la crescita condivisa.
«Notiamo sempre più focus delle aziende nel proporre iniziative specifiche rivolte agli operai, che sono coloro che hanno un contatto diretto con il prodotto» spiega Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia. «Averli motivati ha un impatto diretto sulla qualità».

In un contesto produttivo in evoluzione, dove l’automazione cresce ma il fattore umano resta decisivo, l’attenzione al benessere delle “tute blu” non è più un gesto di buona volontà, bensì una leva strategica. Come sottolinea Bedusa, «ascoltare, motivare, coinvolgere e valorizzare tutte le persone – non solo gli impiegati ma anche gli operai – diventa oggi essenziale per affrontare le sfide del presente e costruire il futuro».
La classifica 2025 fotografa così un’Italia industriale che, pur tra difficoltà, riconosce che la competitività passa anche dalla qualità della vita di chi lavora in fabbrica. Una trasformazione silenziosa ma concreta, che restituisce dignità, fiducia e orgoglio a quella che, ancora oggi, rappresenta l’anima produttiva del Paese.
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