
LinkedIn e i recruiter, una relazione complicata da curare meglio
Un sondaggio di Communikey svela come la maggior parte dei professionisti HR usi LinkedIn solo per cercare candidati, trascurando il potenziale del personal brand e delle relazioni autentiche. Un errore strategico che limita fiducia, autorevolezza e business.
Qual è la relazione tra i responsabili delle risorse umane e LinkedIn? E’ questa la domanda di partenza che si è posta l’agenzia di comunicazione Communikey, nel dare vita a un sondaggio rivolto ai professionisti che a vario titolo si occupano di recruiting.

Il quadro emerso dall’indagine mette in luce la presenza di poco più del 36% di recruiter che utilizzano il social per eccellenza specializzato nel lavoro per cercare candidati, contro un appena 2,3% di persone che lo usano per cercare nuovi clienti. Al secondo posto ci sono invece le persone che usano LinkedIn per cercare aggiornamenti di aziende in target o interessanti (18,2%), poi di quelli che ricercano profili ritenuti di livello.
In più, sebbene il 68,2% dichiari di non incontrare alcuna difficoltà a vivere la piattaforma e a curare il proprio personal brand, il tempo medio di utilizzo di LinkedIn per questa attività è limitatissimo: 1 o 2 ore alla settimana per il 63,6%, 5 o 6 ore alla settimana per il 27,3% e più di 8 ore alla settimana soltanto per il 9,1%.
In maniera analoga, benché il 68% degli HR intervistati dichiari di non avere nessuna difficoltà ad usare LinkedIn nelle sue funzionalità che potremmo chiamare di base, il 46% non ha mai usato LinkedIn Analyics per monitorare l’andamento dei post e del proprio profilo. Lo strumento messo a disposizione degli utenti della piattaforma è invece molto importante per comprendere le dimensioni del proprio impatto personale come fonte di contenuti più o meno autorevoli e affidabili.
Per chi si occupa di ricerca e selezione sarebbe quindi invece essenziale essere consapevoli di come si monitora il proprio personal brand, anche se il sondaggio ha riscontrato che più del 60% dei rispondenti lo ritenga effettivamente importante se non importantissimo.
Di qui nasce la riflessione di Elena Sandre, CEO e founder di Communikey e responsabile dell’area formativa: «Usare LinkedIn soltanto per cercare candidati è come avere a disposizione una macchina potentissima e tenerla ferma in garage. Mi rendo conto che, per chi si occupa di ricerca e selezione, fare scouting sia una attività estremamente importante, ma, soprattutto in un momento storico complicato dal punto di vista lavorativo come quello attuale, le persone hanno la necessità di avere fiducia prima di stravolgere la propria vita, cambiando lavoro; non basta, infatti, essere competenti, ma diventa fondamentale essere riconoscibili e credibili. Investire tempo nella cura del proprio personal brand su LinkedIn permette ai recruiter di costruire relazioni autentiche e durature, con clienti (attuali e potenziali) e con i candidati, rafforzando la fiducia e aprendo nuove opportunità di business e come riuscirci se si fanno solo ricerche e non si racconta niente di sé? Solo chi è in grado di raccontarsi in modo coerente può generale valore e diventare un punto di riferimento».
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