
MIB Trieste e ASFOR dicono sì alla sostenibilità come scelta strategica
Resoconto della XXIII Giornata della Formazione ASFOR organizzata a Trieste lo scorso 20 giugno nella sede storica della MIB, terminata con l'ASFOR Award for Excellence 2025, assegnato a Cristiano Borean
di Alessandra Cicalini
«Un cambiamento d’epoca, non un’epoca di cambiamenti». La frase di Papa Francesco è risuonata in tutta la sua potenza in apertura della XXIII Giornata della Formazione ASFOR, organizzata lo scorso 20 giugno nell’elegante sede della MIB Trieste School of Management. A citarla, è stata Alessia Rosolen, l’Assessora regionale al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, intervenuta per portare i saluti istituzionali di una regione storicamente protagonista di numerosi giri di vento.

Titolo dell’iniziativa era “Sostenibilità e dimensioni ESG: prospettive strategiche per le imprese e per le business school”, un tema sul quale la società nel suo insieme dovrà continuare a confrontarsi, nonostante qualche folata in senso contrario provocata in parte dalla normativa europea, percepita da più di qualche azienda come ostacolo, anziché come un’opportunità, per il proprio business. Eppure, proprio come diceva il Papa argentino, il presente richiede più che mai di essere “inattuale” proprio a chi, come le imprese, si suppone lavori perché un futuro sia ancora possibile. È questo il punto di vista di Marco Vergeat, il presidente di ASFOR, che ha illustrato ai partecipanti il legame esistente tra la realtà composta oggi da 94 soci, fra cui molte aziende grandi e medio-grandi, con una significativa presenza di imprese familiari, e la MIB Trieste School of Management, partner della mattinata di studio.
Vergeat ha quindi lasciato la parola al Presidente di quest’ultima, Vladimir Nanut, che ha spiegato più nel dettaglio gli obiettivi dell’incontro, ripercorrendo a sua volta le origini della propria partnership con ASFOR. Socia dal 1992, dal 1994 ne ha ottenuto l’accreditamento, “ma va detto che oggi tutti i corsi di MIB Trieste e School of Management sono accreditati anche a livello internazionale dagli organismi più importanti», ha precisato Nanut.
Dal 2011 è poi partito nel capoluogo regionale il Leadership Lab, ossia un laboratorio dedicato alle «caratteristiche, gli obiettivi della leadership nel nostro Paese», ha aggiunto il presidente del MIB, che ha parlato di sei edizioni dell’iniziativa, poi proseguita a Milano in via principale.
Tra gli altri incontri, Nanut ha poi citato la nascita nel 2021 dell’Annual Conference in collaborazione con le Business School del Centro-Est Europa, al cui interno «un modulo è stato gestito da ASFOR a nome delle Business School italiane», ha sottolineato ancora.
«Abbiamo deciso di far coincidere la giornata della formazione manageriale di ASFOR con l’incontro annuale che la nostra scuola organizza con i propri soci, che rappresentano nella gran parte le imprese più importanti del Triveneto», ha concluso Nanut.

L’essenziale contributo al Pil nazionale dato dalle imprese e i talenti di questa fetta d’Italia sono stati ribaditi sempre dell’assessora Rosolen, che tuttavia ha citato anche i numeri dell’emorragia di giovani, sia per effetto delle migliori opportunità offerte fuori confine sia dell’inverno demografico, destinato ad incidere ancora più profondamente nei prossimi anni. Di qui la centralità di una pianificazione rigorosa di azioni di tipo diverso, compresa l’ erogazione di percorsi formativi in collaborazione anche con il MIB.
L’inattualità “attualissima” delle tematiche ESG è raccolta dalle aziende che hanno scelto di affidare al “purpose” il significato stesso della propria presenza nel mondo.
Si intitolava non a caso “Creazione di valore economico e purpose d’impresa: una possibile convergenza” l’intervento curato da Andrea Tracogna, Dean del MIB Trieste School of Management, in collaborazione con Matteo Lizzi, Ricercatore – Core Faculty della Scuola triestina. Ai due studiosi il compito di introdurre i presenti sulle implicazioni portate dalle realtà che vogliono andare oltre il mero concetto di “profitto economico”.
Se ci basassimo infatti solo sui manuali di microeconomia, ci accorgeremmo che, comunque, essere o meno attenti alle tematiche ESG non incide più di tanto sulla prosperità del proprio business, hanno sottolineato Tracogna e Lizzi. Per spiegare ancora meglio il loro punto di vista, i due studiosi hanno citato il caso del Fondaco dei Tedeschi di Venezia, che nel maggio scorso ha chiuso i battenti.

Collocato in una posizione unica, di fronte al Ponte di Rialto, dal 2014 ospitava un grande magazzino del lusso gestito da una multinazionale francese. Che cosa è successo a novembre scorso? La multinazionale DFS che lo gestiva ha annunciato la chiusura, dopo anni di bilanci in rosso. Com’è stato possibile? E soprattutto, si sono chiesti i due relatori, come sono arrivati a comunicare dall’oggi al domani la chiusura provocando una fortissima reazione da parte di tutti gli stakeholder, dalle istituzioni locali e nazionali ai cittadini? Per di più, la stessa multinazionale lo scorso maggio ha scelto di organizzare una festa d’addio per i dipendenti. Al di là dell’opinione personale sullo stile di comunicazione, Tracogna e Lizzi si sono quindi domandati che tipo di purpose, detta anche “legittimazione sociale” avesse la DFS, al punto da non comprendere quale impatto potesse avere sugli stakholder l’annuncio della chiusura.
Numeri a parte, scegliere di investire in ESG è in definitiva un’ottima idea per chi voglia creare valore reale, a beneficio della collettività, di cui fanno parte innanzitutto i dipendenti, hanno ribadito Tracogna e Lizzi. Citando il pensiero di McKinsey, hanno salutato i partecipanti alla giornata di studio con la domanda aperta se sia possibile o meno «avere collaboratori più motivati e ingaggiati» proprio perseguendo obiettivi ESG. Nel breve periodo sembrerebbe infatti che l’incidenza sia minima, ma anche ammesso che a distanza di tempo i dati numerici non cambino, perché tornare indietro se comunque la società è orientata su questa strada?
Alla domanda aperta hanno risposto indirettamente le tre aziende protagoniste della tavola rotonda successiva, intitolata “La strategia di sostenibilità come driver di competitività e innovazione e il ruolo della formazione”. Alla platea hanno illustrato le proprie le strategie di sostenibilità Camilla Benedetti, Presidente di ABS e Vice Presidente Esecutiva di Gruppo Danieli, Cristian Fabbri, Presidente Esecutivo di Gruppo Hera e Andrea Illy, Presidente di illycaffè, moderati da Francesco Venier, Consigliere ASFOR e Dean of Executive Education di MIB Trieste School of Management.
Prima a prendere la parola Camilla Benedetti, che si è soffermata sulle tre direttrici seguite dalla grande azienda “energivora” per aumentare l’efficienza degli impianti riducendo in particolare il consumo d’acqua e incrementando il riciclo del rottame. Da parte del gruppo, quindi, non c’è proprio alcuna tentazione di ritorno all’indietro sulle politiche ESG, dopo la scelta del proprio purpose che punta precisamente alla «creazione di valore in modo sostenibile», adottata già dal 2016.

Analoga è la posizione espressa da Andrea Illy, che ha raccontato la politica perseguita da tempo dal grande gruppo del caffè verso un tipo di agricoltura rigenerativa, basato sull’arricchimento del microbiota del terreno. Si tratta in qualche maniera di un ritorno all’antico confortato dalle conoscenze scientifiche attuali, ha precisato l’imprenditore, «che ha effetti benefici sulla biodiversità», esortando tutti i settori produttivi ad investire sull’economia rigenerativa, «in modo proattivo» ossia «per ogni euro speso, due centesimi dovrebbero essere investiti per ricostruire».
L’essere già di per sé «una fabbrica diffusa sul territorio nazionale» e la natura in qualche modo di servizio pubblico offerto ai cittadini hanno spinto Hera già da tempo sulla strada degli obiettivi ESG. Aumentata nel tempo, in particolare, la quota di investimenti nella decarbonizzazione della produzione, grazie alle possibilità offerte dall’idrogeno. Un percorso di grande innovazione tecnico-scientifica sfidante, ha rimarcato Fabbri, ma indispensabile per chi crede nello sviluppo sostenibile sorretto per forza di cose dalle energie rinnovabili.
L’ultima parte della mattinata triestina è stata dedicata alla cerimonia di premiazione di Cristiano Borean, CFO del Gruppo Generali e Presidente di MIB Trieste School of Management, che ha ricevuto l’ASFOR Award for Excellence 2025. Assegnato ogni anno per celebrare le eccellenze nel campo dell’imprenditorialità e del management, il riconoscimento risponde allo scopo di valorizzare la leadership e la vision innovativa di personalità capaci di imprimere un segno distintivo nei propri contesti di riferimento, alimentando realtà virtuose e promuovendo il benessere economico e sociale attraverso l’attività di imprese e organizzazioni.

Dopo la laurea in fisica conseguita a Trieste nel 1999, Borean si è avviato a una luminosa carriera internazionale prima come ricercatore e poi con l’ingresso in Genertech France, dove ha ricoperto vari incarichi di responsabilità, fino al rientro in Italia nel 2018.
Queste le motivazioni lette dal Presidente Vergeat nel conferirgli il premio: «Cristiano Borean ha impresso una straordinaria spinta all’innovazione data-driven nel settore assicurativo e la sua leadership ha introdotto un nuovo mindset, accelerando il passo evolutivo delle organizzazioni in cui ha operato, moltiplicandone le performance e il valore».
Nel ricevere il premio a sua volta l’imprenditore ha rimarcato l’impegno di Generali in ottica ESG, soffermandosi in particolare sul progetto di sostenibilità chiamato “Agorai”. Partito con il claim “Humanize the future” nel territorio triestino, si prefigge di essere esteso al resto del Paese per creare dalle fondamenta una sorta di vero e proprio palazzo delle responsabilità nei confronti del nostro impatto stesso sul pianeta, un impegno che deve essere condiviso da datori di lavoro, investitori, assicuratori e alla fine da tutti i cittadini.
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