
Work life balance e stipendio: perché gli italiani cambiano lavoro secondo Randstad
Il 13% degli italiani ha cambiato impiego negli ultimi 6 mesi e il 23% prevede di farlo nei prossimi 6. I fattori più ricercati in un datore di lavoro sono equilibrio vita-lavoro, atmosfera piacevole, retribuzione interessante, sicurezza del posto, diversità e inclusione. Lo dice l'edizione 2025 del Randstad Employer Research. Ferrero l'azienda più amata dagli italiani

Cambiare lavoro per cambiare vita, ma lo stipendio conta. La tendenza è messa in luce dal Randstad Employer Research, diffuso nei giorni scorsi in occasione del Randstad Employer Brand Award, quest’anno assegnato a Ferrero. Basata come in ogni edizione sulle interviste rivolte ad aziende e persone di 34 diversi Paesi nel mondo, l’indagine ha coinvolto in totale nel nostro Paese oltre 7.500 persone occupate e non tra i 18 e i 64 anni, interrogate sull’attrattività percepita di 150 aziende potenziali datori di lavoro. Come sempre nel sondaggio nessuna azienda può iscriversi volontariamente per poter partecipare.
Tra i dati più significativi, la ricerca parla di quattro lavoratori italiani su dieci hanno cambiato impiego negli ultimi 6 mesi o intendono farlo a breve. Che cosa cercano in un datore di lavoro? Secondo Randstad, prima di tutto equilibrio tra lavoro e vita privata (in cima alle preferenze e sempre più importante anno dopo anno) e poi atmosfera di lavoro piacevole, retribuzione interessante, sicurezza del posto e diversità e inclusione.
Attenzione, però: considerando l’alta inflazione che affligge il nostro presente, lo stipendio è tutt’altro che secondario. Solo meno della metà dei dipendenti italiani si sente infatti adeguatamente retribuita e una remunerazione insufficiente è la prima ragione che spinge a lasciare il posto attuale.
Rispetto alle aspettative di vita, il 2025 segna un ampliamento delle differenze tra Gen Z e altre generazioni. In particolare, se nella media il 13% degli italiani ha cambiato impiego negli ultimi 6 mesi,
i più giovani l’hanno fatto nel 17% dei casi, ossia un tasso quasi tre volte superiore ai Baby Boomer
(6%).
Nella scelta del datore di lavoro ideale, la Gen Z dà inoltre minore valore alla sicurezza del posto e maggiore alle opportunità di formazione e sviluppo. Nella ricerca di un nuovo impiego si affida di più a LinkedIn – Google e meno alle reti relazionali. Si sente di appartenere in maggior misura a minoranze (il 34%, rispetto al 23% della media) e sottolinea di più l’importanza della diversità e inclusione nelle organizzazioni.
Il datore di lavoro più amato dagli italiani, si accennava prima, è risultato Ferrero, scelto dal 68,5% delle preferenze. Oltre all’azienda di Alba sono state premiate le dieci realtà che si sono distinte per
attrattività all’interno dei rispettivi settori specifici di riferimento.
ABB è ad esempio considerata l’azienda più attrattiva dell’elettronica, Automobili Lamborghini nell’automotive, Brembo nella componentistica auto, Chiesi Farmaceutici nel farmaceutico, EssilorLuxottica nell’industria metallurgica, Gruppo Mondadori nei media, IBM nell’ICT, Italo nei trasporti, Leonardo nell’aeronautico e Maugeri nella Sanità.

In merito ai risultati del Randstad Employer Research ha detto il Ceo Marco Ceresa: «L’equilibrio tra vita e lavoro acquista sempre maggiore importanza nelle priorità delle persone, anche se in un periodo di incertezza e alto costo della vita lo stipendio resta fondamentale nella scelta di cambiare impiego. Le preferenze dei lavoratori variano molto a seconda della specializzazione professionale e soprattutto dell’età: la Gen Z evidenzia priorità, bisogni, fasi di carriera e comportamenti diversi, che evidenziano la necessità di strategie di Employer Branding sempre più mirate e diversificate, per cogliere le esigenze specifiche, allo scopo di attrarre e trattenere il talento in una competizione che si fa sempre più forte anche tra settori diversi».
Ha espresso grande orgoglio per il Randstad Employer Award Deborah Zago, Head of HR Italy BU di Ferrero, che ha sottolineato l’impegno dell’azienda nel mettere le persone al centro, ritenendole «le vere artefici del successo del Gruppo». La loro strategia di employer branding si prefigge proprio di «raccontare con autenticità chi siamo, cosa ci distingue e perché lavorare in Ferrero significa far parte di un ambiente che valorizza la crescita, la responsabilità e il senso di appartenenza. È un’area strategica perché ci permette di ascoltare le aspettative delle nuove generazioni, valorizzare i tratti distintivi della nostra cultura e costruire un dialogo continuo con chi già lavora con noi e con chi potrebbe entrare a far parte della nostra squadra. Non si tratta solo di attrarre talenti, ma di consolidare ogni giorno una reputazione fondata su coerenza, fiducia e cura delle persone», ha concluso Zago.
NEWS CORRELATE
