
IA e competenze linguistiche: combinarle bene garantisce buone occasioni di lavoro
Babbel for Business, la piattaforma di Babbel che offre corsi di lingua per le aziende, insieme a Openjobmetis SpA, tra le più importanti Agenzie per il Lavoro in Italia, approfondiscono il ruolo delle competenze linguistiche nella preparazione dei candidati e le nuove sfide tecnologiche che il settore HR si trova ad affrontare.
Traduzioni automatizzate, revisioni linguistiche dei testi e dei curriculum vitae, sintesi e trascrizioni automatiche delle lettere di presentazione: l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mercato del lavoro e dei processi di selezione multilingue. Ma cosa cercano realmente le aziende?

Molte di loro continuano a considerare essenziali le competenze linguistiche, ma soprattutto negli annunci di lavoro la sola conoscenza dell’inglese non basta. Lo sostiene Babbel for Business, la piattaforma dell’azienda omonima che offre corsi di lingua per le aziende, che ha analizzato con la società di recruiting Openjobmetis lo scenario internazionale attuale. Raccolti in particolare i dati relativi alla richiesta di competenze linguistiche nei vari settori.
L’inglese, naturalmente, continua ad essere la lingua più richiesta, con oltre il 75% delle posizioni che ne richiedono una buona conoscenza. Tuttavia, a seconda dell’ambito e del ruolo, emergono anche altre lingue ritenute fondamentali per il mercato del lavoro.
Nel settore amministrativo e contabilità, il 30-40% delle posizioni senior e strategiche (come CFO e responsabili amministrativi) richiede ad esempio anche la conoscenza del francese o del tedesco.
Stessa percentuale risulta presente nelle posizioni del commerciale e delle vendite, in particolare per ruoli come sales manager, account manager, export manager e agenti di commercio, dove è richiesta anche la conoscenza del francese o dello spagnolo, a seconda del mercato di riferimento.
L’inglese continua ad essere imprescindibile nel settore turismo e ospitalità, richiesto nel 95% degli annunci, ma il 30% e il 50% degli stessi esige anche il francese o il tedesco per garantire un’accoglienza internazionale. Nel segmento turismo luxury, il 10-15% delle posizioni prevede poi anche la conoscenza del russo o del cinese.
Nel settore IT, oltre all’inglese, richiesto in oltre il 90% delle posizioni, il francese e il tedesco possono essere necessari per ruoli specializzati, coprendo circa il 15% delle offerte di lavoro.
Nel finance & banking, oltre all’inglese (richiesto nel 90%) dei casi, tra il 40% e il 50% delle posizioni di alto livello (analisti finanziari, consulenti bancari, direttori finanziari, risk manager) viene richiesta anche la conoscenza del francese e del tedesco.
Infine, contro il 95% delle inserzioni che richiedo l’inglese nel settore farmaceutico e sanitario, il francese e il tedesco sono fondamentali per medici e infermieri che operano in strutture internazionali (richiesti nel 30-40% delle posizioni).
A commento dei dati raccolti, Babbel for Business e Openjobmetis sottolineano come la conoscenza delle lingue straniere agevola anche la possibilità di ambire a ruoli strategici, con prospettive di crescita internazionale, permettendo anche di stringere relazioni più solide con clienti e partner esteri e di garantirsi una maggiore adattabilità in ambienti multiculturali.
Investire nelle competenze linguistiche, oggi più che mai, significa insomma investire nella propria occupabilità a lungo termine.
Guardando invece all’IA, non va sottovalutata l’utilità delle nuove tecnologie nell’organizzazione dei colloqui di lavoro in lingua. Babbel sottolinea ad esempio come nei suoi corsi dedicati alle aziende si affrontino tutte le tematiche essenziali per comunicare efficacemente in ambito lavorativo, come la scrittura di email, il networking e la presentazione di progetti.
In merito, ha detto Roberta Riva, B2B Senior Manager di Babbel for Business: «Nonostante le nuove tecnologie possano rendere più efficienti alcuni processi di apprendimento e possano fornire un supporto utile, la conoscenza delle lingue rimane un indicatore chiave di versatilità, impegno e capacità di adattamento».
Detto questo, resta aperta la questione della capacità delle tecnologie generative di leggere anche il valore umano delle esperienze raccontate più o meno bene in un curriculum. Babbel e Openjobmetis si domandano pertanto come sia possibile davvero affidarci solo agli algoritmi per valutare competenze chiave come quelle linguistiche.
«L’esperienza vissuta pesa più di una certificazione», afferma in particolare Elisa Fagotto, Candidate Manager Openjobmetis, che aggiunge: «Gli strumenti di valutazione linguistica sono utili e l’IA è un prezioso alleato, ma il valore di un talento si riconosce nell’interazione reale. Non possiamo delegare completamente alle nuove tecnologie la nostra capacità di valutazione: la vera sfida per il settore HR sarà trovare il giusto equilibrio fra automazione ed esperienza umana, evitando di cadere nella trappola dell’eccessiva semplificazione».
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