Italiani al lavoro tra fatica ed entusiasmo: l’indagine di PwC
Secondo l'ultima edizione di “PwC Global Workforce Hopes and Fears 2025”, che ha coinvolto circa 50 mila lavoratori in 48 Paesi diversi, gli italiani si sentono affaticati e preda di noia e rabbia in più della metà del campione intervistato. Tra le motivazioni che li spingono ad andare al lavoro la possibilità di sviluppare le proprie competenze.
Entusiasti e insieme stanchi. Sono gli italiani al lavoro secondo l’ultima edizione di “PwC Global Workforce Hopes and Fears 2025”, indagine condotta su circa 50 mila lavoratori in 48 paesi, di cui 1.675 in Italia. Per la parte che riguarda il nostro Paese la ricerca ha visto la collaborazione dell’Ufficio Studi di PwC Italia, che ha aiutato a delineare i contorni di una fotografia che ci vede preoccupati per il futuro professionale, nonostante le opportunità portate dall’ingresso dell’IA nelle nostre vite.

Rispetto alla media europea, secondo l’indagine gli italiani sono tra i più affaticati del Continente per la percezione di insicurezza provocata anche dalle nuove tecnologie. In particolare, dichiara questo tipo di sentimento il 54% del campione analizzato, con quasi un terzo che esprime sentimenti di frustrazione, noia e senso di sopraffazione. Tra i giovani lavoratori entry-level la quantità di stanchi sale addirittura a due terzi, mentre uno su tre è arrabbiato o annoiato.
Com’è intuibile, quelli di noi che si sono detti motivati di andare al lavoro almeno una volta a settimana si fermano al 46%, una quota inferiore rispetto al 64% globale e al 61% europeo. Il 14% affronta difficoltà finanziarie significative, con problematiche nel pagamento delle bollette. Fermo quindi solo al 44% l’ottimismo sul futuro del proprio ruolo, meno dei livelli globali.
Tra i motivi che affaticano di più gli italiani c’è il tema della stabilità finanziaria collegata agli effetti provocati dall’IA. La sua adozione riguarda il 41% degli intervistati, con un interesse in crescita verso strumenti più avanzati come la GenAI. Gli utilizzatori di IA segnalano un aumento della produttività (57%), creatività (58%) e qualità del lavoro (64%).
La prospettiva resterebbe dunque rosea per i prossimi tre anni tra le persone che utilizzano le nuove tecnologie generative. Tra i più consapevoli del loro potenziale sono quelli che ne usano quotidianamente le forme più evolute, pari a circa l’80% del campione.

Scende invece al 46% la fiducia dei lavoratori italiani nei dirigenti aziendali, mentre il 53% mostra maggiore fiducia nei propri manager diretti. La sicurezza psicologica si rivela cruciale, con un aumento del 72% nella motivazione per chi si sente sicuro di sperimentare nuovi approcci. Il 56% comprende chiaramente gli obiettivi aziendali, seppur sotto la media globale, e solo il 43% ritiene significativa la propria carriera.
Come mantenere alta, o per lo meno accettabile, la motivazione al lavoro? Un elemento essenziale è la possibilità di sviluppare le proprie competenze. Anche in questo ambito, le preoccupazioni in merito alle reali chance di carriera sono diffuse: il 27% del campione teme che almeno la metà delle loro skill perderà rilevanza entro i prossimi tre anni. Un po’ meno preoccupati sono gli entry-level, mentre solo il 47% conferma di aver acquisito nuove competenze utili negli ultimi tempi, nonostante il 68% dia grande importanza allo sviluppo di competenze trasversali.

In merito ai risultati della ricerca, Alessandro Grandinetti, Partner PwC Italia e Clients & Markets Leader, ha detto: «L’indagine PwC Workforce Hopes and Fears Survey 2025 evidenzia come la forza lavoro italiana stia attraversando una situazione complessa, caratterizzata dalla volontà di approcciare le sfide offerte dalla trasformazione digitale con spirito costruttivo e propositivo, unitamente alla necessità di continuare a lavorare sulle leve della motivazione e del benessere aziendale. L’intelligenza artificiale, in particolare la GenAI, sta già migliorando produttività e la creatività, offrendo nuove opportunità di sviluppo competenziale differenzianti, utili per imparare a governare l’innovazione con responsabilità. È cruciale che le imprese accompagnino questa trasformazione con una strategia chiara, investendo nello sviluppo delle competenze interne per cogliere appieno i benefici dell’IA, mitigandone al contempo i rischi soprattutto etici. Le imprese dovranno supportare nel tempo il cambiamento tecnologico, valorizzando il capitale umano, per assicurare una crescita sostenibile nel tempo».
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