Donne e uomini leader, il gap è meno evidente ma qualche bias resiste
Analizzate nella survey del Capgemini Research Institute le opinioni di 2.750 leader provenienti da 11 Paesi diversi, Italia compresa. Migliora la percezione delle proprie capacità da parte delle donne leader, ma sulle competenze tecniche esiste ancora qualche pregiudizio.
La capacità di leadership supera i confini di genere. Lo sottolinea il nuovo studio del Capgemini Research Institute intitolato “Gender and leadership: Navigating bias, opportunity and change”. Nella survey, che ha coinvolto 2.750 leader provenienti da 11 diversi Paesi tra cui l’Italia, il dato più rilevante riguarda la sostanziale parità, raggiunta al giorno d’oggi, nella percezione che leader uomini e donne hanno delle proprie capacità e performance. Tuttavia, lo studio mostra anche la persistenza di alcuni stereotipi in particolare sulle capacità delle donne leader di padroneggiare intelligenza artificiale, analisi dei dati e innovazione. Al momento, insomma, tali abilità continuano ad essere viste come attitudini “maschili”, il che rischia di ampliare ulteriormente il divario di genere e di ostacolare la crescita professionale di uomini e donne nel loro complesso.

In ogni caso, il Report del Capgemini Research Institute conferma come uomini e donne siano oggi ugualmente preparati: oltre tre quarti degli intervistati (77%) riconosce infatti che le seconde siano efficaci quanto i primi nei ruoli di leadership. Si tratta di un cambiamento rispetto al passato, quando le donne tendevano a sottovalutare le proprie capacità.
I dati di quest’anno mostrano invece un 58% di donne che si dichiara fiduciosa in merito alle proprie competenze, un livello molto vicino a quello degli uomini (59%). In più, il 68% degli intervistati sottolinea come una maggiore presenza femminile nei ruoli apicali contribuisca a migliorare le performance aziendali.
In ogni caso, nonostante la diffusione di approcci più inclusivi alla leadership, quando si analizzano le singole competenze riaffiorano gli stereotipi. Il divario risulta particolarmente evidente, come si diceva inizialmente, sull’AI e sull’automazione: quasi la metà degli uomini considera queste competenze “maschili”, mentre una quota simile di donne le definisce neutrali.
Eppure, tre leader su quattro concordano sull’importanza decisiva della padronanza dell’AI per accedere a posizioni di leadership. Entrambi i gruppi, tuttavia, dichiarano una fiducia limitata nelle proprie capacità tecniche: meno della metà (45% delle donne e 47% degli uomini) ritiene l’uso dell’AI e dell’automazione un punto di forza.
Su questo particolare aspetto della ricerca ha detto Alessandra Miata, Director Corporate Social Responsibility di Capgemini in Italia: «È fondamentale riconoscere come gli stereotipi di genere distorcano la percezione delle capacità di leadership, influenzando di conseguenza l’avanzamento di carriera di uomini e donne. Se non affrontati, questi bias rischiano di ampliare ulteriormente il divario di genere nelle aziende. Le organizzazioni devono impegnarsi ad abbatterli attraverso formazione mirata e interventi sistematici per costruire culture di leadership realmente inclusive».
Gli stereotipi di genere hanno tra l’altro ripercussioni anche sugli sviluppi concreti di carriera per entrambi i generi. Il report parla infatti di un 53% delle leader donne che ha sperimentato un pregiudizio negativo sulla retribuzione a causa del proprio genere, mentre il 40% degli uomini ritiene di aver beneficiato di un vantaggio economico per lo stesso motivo.
Al di là degli aspetti retributivi, il divario si manifesta anche nelle opportunità di avanzamento: poco più della metà dei leader (52%) concorda sul fatto che uomini e donne abbiano pari possibilità di promozione all’interno della propria organizzazione. Inoltre, il 39% degli intervistati riconosce che donne qualificate vengano spesso trascurate per ruoli di leadership nelle aziende in cui lavorano.
Tuttavia, come si accennava poco fa, non sono solo le leader donne a subire gli effetti dei bias. Quasi quattro uomini su dieci (38%) indicano infatti lo scarso equilibrio tra vita privata e lavoro come uno dei principali ostacoli alla crescita di carriera.
Per maggiori informazioni sul Report del Capgemini Research Institute, cliccare qui.
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