Agenti AI al lavoro, copiloti sì, comandanti no: il Report di Workday
Intitolata "AI Agents Are Her, but Don't Call Them Boss", l'indagine curata dalla piattaforma enterprise AI ha analizzato l'evoluzione del rapporto tra lavoratori e intelligenza artificiale, cogliendone criticità e opportunità.
Collaborare con l’AI sì, obbedire no: si può riassumere in questo modo il contenuto del report “AI Agents Are Here, but Don’t Call Them Boss”, curato da Workday, la piattaforma enterprise AI per la gestione finanziaria, di persone e agenti, che ha indagato l’evoluzione del rapporto tra lavoratori e intelligenza artificiale. In crescita, secondo la ricerca, la presenza degli agenti AI nel mondo del lavoro, non senza qualche criticità.

Se, infatti, il 75% dei professionisti a livello globale (sul campione totale di 2.950 decision maker di Nord America ed EMEA, intervistato a fine primavera ’25) si sarebbe dichiarato a proprio agio nella collaborazione con gli agenti di intelligenza artificiale, solo il 30% accetterebbe di essere gestito da uno di essi. Il dato medio sarebbe rispecchiato anche nel nostro Paese, il che implica che tutte le imprese, fuori e dentro i confini nazionali, sono accomunate dalla sfida di sfruttare il potenziale dell’intelligenza artificiale senza perdere l’approccio umano.
Nel merito ha detto Kathy Pham, Vicepresidente AI di Workday: «Stiamo entrando in una nuova era del lavoro, in cui l’AI può diventare un partner straordinario, complementare al giudizio umano, alla leadership e all’empatia. Costruire fiducia significa comprendere come viene utilizzata l’intelligenza artificiale e garantire che le persone restino al centro di ogni decisione».
Sulla crescente familiarità con l’AI anche tra i professionisti italiani, ha commentato a sua volta Fabrizio Rotondi, Country Manager di Workday per l’Italia: «Il nostro impegno è accompagnare le organizzazioni in questo processo di trasformazione, mantenendo le persone al centro».
Scendendo più nello specifico nei risultati del Report è dunque emerso che l’AI è visto essenzialmente come copilota, non come comandante, al punto che nel nostro Paese si dice favorevole a ricevere comandi da agenti AI il 66% del campione analizzato. Tuttavia, quando si tratta di concedere maggiore autonomia a queste tecnologie, emerge una certa cautela, sia globalmente che in Italia. Nel nostro Paese le percentuali dei “resistenti” sono leggermente superiori alla media. Ancora più elevata è la percentuale di quelli che si oppongono agli agenti AI operanti in background, ossia senza le persone ne siano consapevoli.
L’interazione con gli agenti AI genera per contro un rafforzamento della fiducia tra coloro che li hanno adottati da tempo. I riflessi sulla produttività portati dagli agenti virtuali vengono visti invece come un’arma a doppio taglio. Da un parte la stragrande maggioranza dei lavoratori intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale sia un valido aiuto, dall’altra parte si temono infatti maggiori pressioni proprio come conseguenza del suo utilizzo. Indispensabile è quindi mettere al centro innanzitutto il benessere delle persone.
Gli agenti AI sono del resto visti non come parte integrante della forza lavoro, con qualche distinzione a seconda del settore in cui operano le organizzazioni che li impiegano. L’IT, com’è intuibile, li considera più centrali al contrario di quanto accade in attività come la selezione del personale, la gestione finanziaria e le questioni legali. In questi ambiti la supervisione umana è vista come indispensabile.
Tutt’altro scenario nel Finance, invece, dove l’AI avrebbe il massimo potenziale di sviluppo. Proprio in questo settore, segnato da una crescente carenza di professionisti contabili e finanziari, l’intelligenza artificiale si profila infatti come un alleato strategico.
Globalmente, il 76% dei professionisti del settore ritiene infatti che gli agenti AI possano contribuire a colmare il gap, mentre solo il 12% teme di perdere il lavoro. In Italia, l’ottimismo è ancora più marcato: l’81% dei professionisti prevede un impatto positivo e solo il 13% percepisce dei rischi. Tra gli ambiti di applicazione più diffusi dell’AI nel Finance — sia a livello globale che nazionale — emergono: previsione e pianificazione finanziaria (32% globale; 29% Italia), reportistica (32% in entrambi i casi), rilevamento frodi (30% globale; 35% Italia).
Per ulteriori informazioni sul Report si può cliccare qui.
NEWS CORRELATE