Empatici sul CV, analfabeti relazionali nella vita: dilaga in azienda “l’effetto LinkedIn”

Secondo la Pmi innovativa PA360 Training on Skills, 6 professionisti su 10 attestano competenze chiave come empatia, ascolto e gestione dello stress, ma solo sulla carta. E' il cosiddetto "effetto LinkdIn", un fenomeno in crescita che mette alla prova relazioni, clima interno e motivazione nelle aziende

Empatici a chi? La distanza tra come ci raccontiamo e come siamo in realtà sembra essere diventata ancora più grande da qualche anno a questa parte. Si tratta del cosiddetto “effetto LinkedIn”, una sindrome in cui incorrono sempre più candidati che nel proprio curriculum ventilano il possesso di soft skill come empatia, comunicazione efficace e gestione dello stress, qualità che poi faticano a mettere in pratica. A soffrirne, saremmo proprio tutti, dal neoassunto al top manager. Il dato emerge da una ricerca curata da PA360 Training on skills, una Pmi innovativa fondata nel 2019 e specializzata in formazione digitale con focus sulle soft e life skills.

Per comprendere la portata del fenomeno e soprattutto le sue conseguenze nel mondo del lavoro, la Edtech invita a riflettere sulla centralità strategica della collaborazione, una competenza che non può essere adeguatamente spesa in presenza di ciò che la Pmi chiama “analfabetismo relazionale”.

Il problema è presente fuori e dentro i confini nazionali. Pensando però allo specifico del tessuto produttivo italiano, composto per oltre il 90% da micro e piccole imprese, è chiaro che la qualità delle relazioni pesi in modo particolare. Secondo PA360, solo il 25% delle aziende nazionali prevedere però percorsi di sviluppo per le competenze socio-emotive e meno di un terzo dei manager misura il clima interno in modo sistematico.

Pur riconoscendo l’importanza della comunicazione e del benessere, molte aziende non dispongono insomma di adeguati strumenti per svilupparli. In concreto succede però questo: se il capo non ascolta o non dà feedback, il team finisce per irrigidirsi. E quando il dipendente non trova un ambiente relazionale sano, alla fine si disconnette o se ne va.

L’equazione sopra descritta diventa ancora più vera con la Generazione Zeta, per la quale la coerenza tra immagine e realtà è tutto. A maggior ragione, deve esservi rispondenza tra ciò che si dice e ciò che si fa quando si è a capo di un’organizzazione: la leadership del futuro dovrà insomma sempre di più ascoltare, leggere le emozioni e dare esempio di equilibrio.
Ma come si esce dall’effetto LinkedIn?

Lo spiega Michele Petrone, Founder & CEO di PA360 Training on skills, in questo modo: «Serve una nuova cultura della relazione: insegnare a parlare, ascoltare e dare feedback con la stessa attenzione con cui si insegna a usare un software».

Per chi ricopre il ruolo del manager, potrebbe quindi essere utile rompere la routine dei feedback: secondo quanto sostiene la Pmi innovativa, invece della classica riunione mensile, si potrebbe pensare invece di privilegiare le conversazioni brevi e spontanee, più efficaci per cogliere le cose sul nascere.

Un altro accorgimento importante è praticare l’ascolto vero: in particolare durante le call, basterebbe dire stop al multitasking, guardando negli occhi chi parla. Un comportamento simile migliora incredibilmente la qualità della comunicazione.

Un altro comportamento da introdurre è riconoscere i meriti in pubblico, correggendo in privato gli eventuali errori. Anche in questo caso, l’elogio pubblico dato sinceramente vale molto di più di qualsiasi riconoscimento formale e, allo stesso modo, segnalare la presenza di ciò che non va in maniera discreta evita imbarazzi e rafforza la fiducia capo-collaboratore.

Mostrare vulnerabilità, inoltre, non è affatto un segno di debolezza, ma un ulteriore modo per diffondere spirito di squadra e senso di umanità nel gruppo.

Infine, è fondamentale creare spazi di decompressione, ossia momenti momenti informali, anche digitali, durante i quali si condividono idee, dubbi o piccoli disagi senza la pressione dall’alto.

Per abilitare questo tipo di pratiche che si potrebbero definire vere e proprie competenze relazionali, PA360 Training on skills ha dato vita a una vera e propria HR digital academy, consistente in un pacchetto di oltre 250 corsi asincroni e strumenti di apprendimento online, con il quale la Pmi supporta aziende, enti pubblici, università e istituzioni scolastiche nello sviluppo di abilità cognitive, relazionali ed emotive.

L’obiettivo è rendere la formazione parte integrante della cultura organizzativa, promuovendo ambienti di lavoro più consapevoli e collaborativi.

Per maggiori informazioni sull’academy e sull’azienda in generale, cliccare qui.

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