Sì alla Smart Week per lavorare meglio, facendo strike tutti insieme

"Smart Week" è sinonimo di un approccio sistemico di organizzazione aziendale, in cui facciamo strike tutti insieme nel nome di una cultura organizzativa davvero a misura delle persone. Il nuovo articolo del contributor Franco Zullo

di Franco Zullo*

Quante volte ci siamo detti: «Vorrei solo un po’ più di tempo»?
Tempo per noi, per le persone che amiamo, per un’idea da coltivare o semplicemente per respirare.
Eppure, nel mondo del lavoro contemporaneo, il tempo è diventato una moneta sempre più rara, spesso compressa tra riunioni, urgenze e performance da inseguire.

Negli ultimi anni, il lavoro agile sembrava la risposta. Lo smart working ha promesso libertà e flessibilità. Ma, a distanza di tempo, non tutti ne hanno beneficiato. Per molti, è stato un privilegio riservato a chi può permetterselo: chi lavora al computer, chi ha una scrivania e una connessione. Chi invece lavora in produzione, nei servizi, in magazzino, ha continuato a seguire orari rigidi e processi invariati dal 1926.

E allora, la domanda è inevitabile: possiamo essere davvero “smart” se non siamo anche equi?

Non si tratta solo di dove lavoriamo, ma di come lo facciamo
La Smart Week nasce proprio per rispondere a questa domanda.
È una proposta, ma anche una visione. Un invito a ripensare il lavoro come un ecosistema di fiducia, responsabilità e valore condiviso.
Non è semplicemente una settimana più corta o una forma alternativa di flessibilità.
È un modo diverso di guardare al tempo — e alle persone.
Significa valorizzare il potenziale umano dentro e fuori dall’ufficio, riconoscere che ogni ruolo — operativo, tecnico, gestionale — ha lo stesso diritto di contribuire e di essere valorizzato.

La Smart Week non chiede di “fare meno”, ma di fare meglio.
Non si basa sul controllo, ma sulla fiducia. Non separa, ma unisce.
Perché, in fondo, quando le persone sentono di avere fiducia, restituiscono valore con creatività, collaborazione e senso di appartenenza.

Immagina dunque un’organizzazione dove le persone non lavorano per riempire ore, ma per raggiungere obiettivi condivisi.
Dove la responsabilità è distribuita, non concentrata.
Dove la riduzione del tempo di lavoro non è una minaccia per la produttività, ma un incentivo a migliorare i processi, eliminare sprechi, rendere ogni momento significativo.
E se il tempo liberato diventasse spazio per pensare, crescere, innovare?
Per ascoltare, formarsi, dedicarsi a ciò che davvero conta?

La Smart Week non è solo un esperimento organizzativo: è un gesto di fiducia collettiva.
Quando le persone si sentono considerate, contano di più — e fanno contare di più ciò che fanno.

Se dovessimo trovarle un titolo, potremmo dire che la Smart Week permette di fare strike nel cambiamento, basandosi su un approccio sistemico. Perché lo dico?
Troppo spesso le aziende cercano di risolvere un problema alla volta, con un approccio lineare, come il nostro cervello lavora abitualmente: turnover, stress, assenteismo, engagement, innovazione.
Ma il lavoro non è una catena di eventi isolati. È un sistema interconnesso.
E i sintomi che emergono — come in una partita di bowling — non vanno affrontati colpendo un birillo per volta, ma cercando il colpo che li allinea tutti.

L’effetto strike del pensiero sistemico significa insomma che con un’unica mossa si possono ottenere molteplici impatti.
La Smart Week non risponde a un singolo problema, ma ne tocca molti contemporaneamente.
Riducendo il tempo di lavoro e riorganizzando i processi, si migliorano performance, clima, engagement e sostenibilità.
Non serve un colpo per ogni problema. Serve un’unica mossa intelligente.
E quella mossa è il ripensamento profondo del modo in cui lavoriamo, decidiamo, collaboriamo.

Molti manager ed HR si chiedono però: «Ma ridurre le ore di lavoro non aumenta i costi?».
È una domanda legittima. E forse anche un pensiero limitante, che ci impedisce di innovare.
Ma la Smart Week dimostra che la riduzione oraria può essere una leva di creazione di valore, non un ostacolo.
Quando si lavora in modo più efficiente, con processi snelli e una cultura della fiducia, si ottengono risultati migliori con meno sprechi.

I costi nascosti dell’inefficienza organizzativa — riunioni inutili, duplicazioni, micro-controllo, assenteismo, turnover, carichi di lavoro — compensano ampiamente gli investimenti in nuovi processi, strumenti o assunzione di nuovo personale.

I benefici si vedono su più piani:
– Migliore clima organizzativo e benessere diffuso;
– Maggiore retention e senso di appartenenza;
– Aumento di produttività e fatturato;
– Crescita dell’innovazione spontanea e collaborativa;
– Riduzione dell’impatto ambientale e sociale.
La Smart Week diventa così un investimento circolare: il tempo restituito alle persone torna all’organizzazione sotto forma di valore, motivazione e sostenibilità.

In definitiva, sapete che cosa penso?

Forse è arrivato il momento di cambiare prospettiva.
Non chiediamoci più quante ore lavoriamo, ma quanto valore generiamo in quelle ore.
Non misuriamo la produttività in presenza, ma in impatto reale.
La Smart Week ci invita a riscoprire un concetto semplice ma potente: il lavoro non è solo un dovere, è una forma di fiducia reciproca. Tra persone e organizzazioni. Tra tempo e significato.
E se imparassimo a lavorare meglio, insieme, potremmo restituire al tempo — e al lavoro — la loro vera dignità: quella di essere strumenti di vita, non di esaurimento.

Ti sei mai chiesto quanto valgono davvero, in termini monetari e di motivazione, le tue inefficienze?
Quanto tempo perdi ogni giorno in riunioni inutili, attese, controlli, processi che non generano valore?
Quanto potenziale stai lasciando andare via, semplicemente perché il tuo sistema non è stato ancora ripensato?
E se la vera rivoluzione non fosse lavorare di più, ma scegliere di lavorare in modo più intelligente, più umano e più equo?
Forse, allora, la settimana più smart di tutte… potrebbe iniziare proprio adesso.

*Chi è l’autore
Strategic Advisor per CEO, HR e Team Leader, da oltre 20 anni Franco Zullo supporta le organizzazioni nel ripensare i modelli di lavoro e di business per migliorare performance, produttività, benessere e impatto. È autore e speaker internazionale su temi legati al futuro del lavoro, alla strategia della performance e alla trasformazione sistemica delle imprese. Il suo approccio combina visione strategica, pensiero sistemico e innovazione centrata sulle Persone. Appassionato di vela, cibo & vino, musica, viaggi e delle persone diverse da lui che incontra lungo il cammino.

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