Sostenibilità in azienda? Dipendenti e datori di lavoro vedono due realtà diverse
Condotta nel febbraio 2025 in 16 Paesi europei, l'indagine di SD Worx "HR & Payroll Pulse" ha coinvolto 5.625 datori di lavoro e 16.000 dipendenti. I risultati mostrano una evidente discrepanza di visione tra i primi e i secondi sulle azioni ESG realmente messe in pratica
A leggere i numeri, sembra che aziende e dipendenti vivano due versioni parallele della stessa storia. Da un lato, i datori di lavoro sono convinti di impegnarsi seriamente sulla sostenibilità; dall’altro, molti lavoratori non percepiscono lo stesso livello di coerenza. La discrepanza tra le due visioni è messa in luce dalla nuova indagine internazionale “HR & Payroll Pulse” di SD Worx. Su tutti, c’è un dato che colpisce più degli altri, ossia la presenza di un 71% di datori di lavoro che considera credibile la propria immagine “ESG” contro solo un 57% di dipendenti che è d’accordo con loro.

Secondo la ricerca di SD Worx, non si tratterebbe esattamente di un dettaglio, considerando infatti che, stando ai numeri, per quasi una persona su due l’impegno in sostenibilità da parte delle aziende rimarrebbe a conti fatti un racconto piuttosto che un’esperienza concreta.
Ad amplificare la distanza tra storytelling e realtà ci si mette anche la comunicazione. Venendo più nello specifico ai dati italiani, l’indagine parla infatti di un 72% di imprese operanti nel nostro Paese che dichiara di promuovere all’esterno le proprie pratiche sostenibili: report, campagne, messaggi istituzionali. Ma all’interno il messaggio si affievolisce, al punto che, analogamente a quanto si diceva prima, solo il 51% dei lavoratori percepisce il datore come davvero sostenibile.
Anche sulla rendicontazione emergono luci e ombre. Un’azienda su due misura e comunica attivamente i risultati ESG, ma la preparazione alla CSRD rinformata nel 2023 sarebbe ancora acerba: secondo l’indagine solo il 35% dei datori di lavoro si sentirebbe pronto ai nuovi standard. E il rinvio introdotto dalla direttiva “Stop the Clock” rischia di trasformarsi in un alibi, quando invece servirebbe accelerare. Perché la trasparenza non è un obbligo burocratico: è la base della fiducia.

Sottolinea quest’ultimo aspetto Luisa Tranquilli, Responsabile Area Sostenibilità di 2A GROUP, an SD Worx company, che precisa: «Le grandi imprese, che avrebbero dovuto pubblicare la prima relazione a partire dal 2026, beneficeranno di un rinvio fino al 2028, mentre per le PMI quotate l’obbligo slitterà dal 2027 al 2029. Tuttavia, rinviare non significa cancellare: chi sceglie di aspettare rischia di perdere credibilità e di trovarsi impreparato di fronte alle nuove richieste del mercato e di stakeholder sempre più attenti ed esigenti».
La distanza di percezione sull’impegno ESG tra aziende e dipendenti non riguarda, come si accennava inizialmente, solo l’Italia. L’indagine di SD Worx ha infatti coinvolto 5.625 decisori HR e 16.000 dipendenti provenienti da 16 Paesi europei. Il problema è che siamo comunque tra i Paesi europei con la maggiore distanza interna, dietro a Francia e Regno Unito.
Il segnale va insomma preso sul serio, come spiega la ricercatrice all’Università di Anversa Laura De Boom, secondo cui la credibilità si costruisce solo quando «accuratezza, autenticità e coerenza» viaggiano insieme. Lo confermano i dati stessi: secondo SD Worx, quando la sostenibilità è percepita come autentica, cresce l’attrattività dell’azienda di ben 12 punti percentuali: inoltre aumentano motivazione e soddisfazione, cala la propensione a cambiare lavoro. In altre parole: la sostenibilità non è un vezzo comunicativo, è una variabile che incide direttamente sul benessere umano, sull’engagement, e sulla capacità delle imprese di trattenere i talenti.
Cosa manca, allora? Secondo De Boom, essenzialmente due elementi semplici, ma decisivi.
Il primo è la misurabilità: obiettivi chiari, risultati condivisi, progressi visibili. Non solo slide, ma evidenze concrete che entrano nella vita dei team. Il secondo è il coinvolgimento: rendere la sostenibilità parte della cultura interna, un’abitudine quotidiana. Dalla formazione alle politiche di mobilità, dai benefit alla gestione delle performance, fino ai micro-progetti che portano le persone a partecipare, non solo ad assistere.
Perché alla fine la vera sostenibilità – quella che resta – nasce dal sentirsi parte di qualcosa. Per la ricercatrice e più in generale per SD Worx, sostenibilità in definitiva va ben oltre la costruzione di un buon pay-off, ma si costruisce giorno per giorno con comportamenti coerenti, scelte trasparenti e azioni che parlano più forte delle parole.
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