La vera skill del presente? Adattarsi al futuro

Nel suo nuovo articolo, Antonio Procopio si sofferma sulle competenze soft più importanti nel lavoro che verrà, invitandoci anche a tenere sempre da parte un piano B per affrontare al meglio anche i giorni di pioggia

di Antonio Procopio*

C’è un superpotere che chi lavora nell’innovazione conosce bene. Non è saper programmare, né avere una visione di lungo periodo. Non è nemmeno avere un’idea brillante (come dico sempre, conta il MAKE).
È sapere cambiare rotta. Anche (e soprattutto) quando non era previsto.
Il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum lo dice chiaramente: da qui al 2030 si perderanno 92 milioni di posti di lavoro, ma se ne creeranno 170 milioni. Una crescita netta, certo. Ma anche una rivoluzione: interi settori si trasformeranno, ne nasceranno di nuovi, e altri – semplicemente – spariranno.

In questo scenario, l’unica vera competenza universale sarà l’adattabilità. E chi lavora con le persone, nei team, nella formazione, nella cultura aziendale… dovrà imparare a coltivarla.
Nel mio libro Startup Makers. 33 storie di visionari che costruiscono il futuro (collana OLTRE IL BUSINESS, edito da OLTRELAMEDIA GROUP), raccolgo esperienze di founder e innovatori che hanno affrontato proprio questo: il cambiamento improvviso, il fallimento tecnico o di mercato, la necessità di reinventarsi in corsa (quelli che definisco micro-fallimenti).

Uno dei tratti più evidenti di chi riesce a costruire qualcosa di duraturo non è la brillantezza dell’idea iniziale, ma la capacità di lasciarla andare quando non funziona più. Ecco perché il vero “muscolo” da allenare, oggi, è quello dell’adattamento.

Nel mio lavoro di mentor e advisor ho visto da vicino cosa succede quando una startup non riesce ad adattarsi. Seguivo una startup di Pisa molto promettente, specializzata nello sviluppo di strumenti per chi gestisce campagne di digital advertising. Avevano una soluzione tecnica utile e ben progettata. Poi è arrivata una nuova versione del browser Chrome – usato da oltre il 65% degli utenti globali – che modificava drasticamente il comportamento della piattaforma. In pratica, il “motore” su cui si basava la loro tecnologia è cambiato sotto i loro piedi. E loro… sono rimasti fermi. Non hanno saputo reinventarsi, trovare un nuovo use case, esplorare altri mercati. Il risultato? Il progetto si è spento in pochi mesi.

Nel Future of Jobs Report, tra le competenze più richieste emergono accanto alle abilità tecniche anche le soft skill fondamentali: pensiero critico, apprendimento continuo, resilienza… e, soprattutto, adattabilità. Questa non è una dote innata: si coltiva.
E l’HR può fare moltissimo per trasformarla in cultura organizzativa, aiutando le persone a non irrigidirsi di fronte al cambiamento, ma ad accoglierlo come una nuova forma di apprendimento.

Cosa possiamo fare, allora, come team leader?

– Incentivare il “thinking laterale”
Cosa succede se il tuo prodotto domani non serve più? I team dovrebbero porsi questa domanda… prima che accada.

– Coltivare la cultura del “piano B”
Non come forma di insicurezza, ma come esercizio strategico. E se dovessimo cambiare target? E se il mercato virasse?

– Allenare la flessibilità
Con job rotation, formazione incrociata, open innovation, contaminazione tra funzioni. L’adattabilità va allenata prima della crisi.

Celebrare i pivot, non solo i successi
Molti dei migliori progetti che ho visto sono nati da micro-fallimenti rielaborati. Diamo valore anche a chi ha avuto il coraggio di cambiare strada.

Il futuro del lavoro sarà distribuito, digitalizzato, frammentato… ma soprattutto, sarà imprevedibile. E in questo scenario, la vera differenza non la farà chi ha il curriculum più ricco, ma chi sa cambiare più in fretta. Chi riesce a muoversi con leggerezza tra le onde, invece di aspettare che tornino calme.

In fondo, il futuro non è qualcosa che si prevede. E come scrisse il mio autore preferito, Hermann Hesse, ne Il giuoco delle perle di vetro: «Per quanto il mondo progredisca, il futuro resta sempre invisibile».

*Chi sono

CEO di MYMY.IT e di Digital-Hub, oltre che CTO di Intarget Group, sono esperto di Innovazione, Digital Advisory & Digital Marketing. Tra le altre esperienze, per Oltre La Media Tv conduco il programma televisivo StartupOpenBar e il webcast StartupShots. Autore del libro “Startup Makers” edito da OltreLaMedia Group. Faccio parte del Comitato direttivo del Business Angels Club. Sono mentor ed esperto di business con un solido background tecnologico. Infine, partecipo direttamente ed indirettamente in oltre 40 start-up e scale-up, con due exit di rilievo.

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