Profumo di leadership: oli essenziali e neuroscienze per il benessere al lavoro

Cosa c’entrano gli oli essenziali con la leadership e le performance lavorative? Più di quanto immaginiamo. Dall’olfatto al sistema limbico, la neurobiologia ci spiega perché certi profumi influenzano attenzione, calma e collaborazione. Ne parla Luisa Romesi nel suo nuovo articolo.

di Luisa Romesi*

Ci siamo lasciati con la fisica quantistica e ci ritroviamo con gli oli essenziali in ufficio. All’apparenza, sembra un altro argomento molto lontano dall’ambiente lavorativo! E invece… Anche in questo caso, parto dalla mia esperienza personale.

Non lo nascondo: nel lungo percorso da dirigente, non sono mancati i momenti di sconforto e di senso di inadeguatezza. Avere la responsabilità di risultati e persone ha sempre un’alta spesa energetica: spesso la riserva cognitiva arriva al rosso e si accendono le luci del quadrante.

Quando ho attraversato questi periodi, riprendere a studiare è stata sempre la mia zona “recharge”. Studiando, mi ritrovo e riempio nuovamente il mio serbatoio di energia. In uno di questi periodi, durante il master di Medicina naturale a Tor Vergata, ho conosciuto gli oli essenziali e ne sono rimasta affascinata.
Cerchiamo di capire insieme perché sono così potenti e come possono veramente darci una mano ed essere nostri alleati al lavoro.

Prima di entrare nel mondo degli oli essenziali, è tuttavia necessario comprendere perché l’olfatto ha un potere così straordinario sul nostro stato mentale ed emotivo. La risposta risiede in una zona profonda del cervello: il sistema limbico.

A differenza di tutti gli altri sensi, le informazioni olfattive non passano attraverso il talamo per essere elaborate dalla corteccia cerebrale. Gli stimoli olfattivi viaggiano direttamente fino al sistema limbico, quella parte ancestrale del nostro cervello che controlla emozioni, memoria, comportamento e motivazione. Il sistema limbico include amigdala e ippocampo, strutture fondamentali per elaborare le emozioni e consolidare i ricordi.

Questa connessione diretta spiega perché un profumo può evocare istantaneamente un ricordo d’infanzia, perché certi odori ci tranquillizzano e altri ci allertano. Il sistema olfattivo ha la capacità unica di attivare automaticamente memorie emotive. È neurobiologia pura: quando inaliamo molecole volatili, queste raggiungono il bulbo olfattivo che comunica immediatamente con le aree limbiche, scatenando risposte emotive e cognitive prima ancora che ne siamo consapevoli.

Se cerchiamo un aspetto della leadership moderna che raramente viene discusso, nei corsi di leadership o nei master MBA: l’impatto profondo che l’ambiente olfattivo ha sulle performance del team.
Dopo vent’anni lavorativi vissuti in strutture iper organizzate, ho imparato che a volte le soluzioni più efficaci sono anche le più antiche. Durante i meeting, negli incontri one to one, dove stress, concentrazione e dinamiche interpersonali si intrecciano, non è new age, bensì è neuroscienze applicate al people management.

Fatta questa importante premessa, eccovi tre olii essenziali, molto gradevoli pressoché a tutti e utilizzabili nelle nostre giornate lavorative.

Rosmarino: per il risveglio cognitivo
Quando il momento si fa pesante e la concentrazione scivola via come sabbia tra le dita, il rosmarino diventa il nostro alleato silenzioso. L’efficacia di quest’olio essenziale non è solo frutto del folklore mediterraneo: a validarne l’efficacia, ci ha pensato la ricerca scientifica. In particolare, uno studio condotto su 53 studenti di scuola secondaria in Francia ha dimostrato che l’inalazione di olio essenziale di rosmarino ha aumentato significativamente la memoria a breve termine sia visiva che numerica rispetto al gruppo di controllo.

Il dato più affascinante emerge però da una ricerca dell’Università di Northumbria: i partecipanti esposti all’aroma di rosmarino mostravano livelli variabili di 1,8-cineolo nel plasma sanguigno. Il 1,8-cineolo è il principio attivo che attraversa la barriera emato-encefalica e inibisce gli enzimi acetilcolinesterasi e butirilcolinesterasi, proteggendo il neurotrasmettitore acetilcolina che è cruciale per memoria e attenzione. In pratica, il rosmarino mantiene attivi i nostri circuiti cognitivi più a lungo.

Per questo motivo, quando devo reclutare la mia concentrazione o riprendere l’attenzione del gruppo durante i meeting, diffondo qualche goccia di rosmarino. Non lo annuncio, non ne faccio una cerimonia. Semplicemente creo un ambiente che favorisce la lucidità mentale.

Nel pratico: bastano tre gocce in un diffusore ultrasonico mezz’ora prima di affrontare task che richiedono analisi complesse o problem solving. I risultati degli studi mostrano che i partecipanti nella stanza profumata al rosmarino hanno ottenuto prestazioni migliori del 60-75% nei compiti di memoria prospettica rispetto al gruppo di controllo.

Lavanda: l’antidoto allo stress tossico
La conosciamo tutti e la dobbiamo utilizzare. La lavanda è il più democratico degli strumenti di gestione dell’ansia: funziona per tutti, non ha controindicazioni deve solo piacere l’odore, ma per il resto funziona sempre.
La ricerca clinica sulla lavanda è impressionante. Ciò che rende la lavanda particolarmente interessante per l’ambiente lavorativo è il suo meccanismo d’azione: i suoi effetti ansiolitici sono attribuiti all’aumento dei livelli di serotonina e all’interazione con il sistema GABAergico, oltre all’induzione di un effetto sedativo attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che riduce i livelli di cortisolo.

Come vi dicevo prima, gli alleati devo essere sempre con noi: per queste ragioni, accanto a tutti i nostri device tecnologici, la lavanda non deve mai mancare. Non è magia, è neurobiologia: l’inalazione di olio di lavanda aumenta significativamente la potenza dello spettro alfa e beta basso, indicando uno stato cerebrale di riposo e assenza di stress.

Il mio consiglio pratico: spruzzare due gocce di lavanda sui polsi prima di conversazioni difficili, di negoziazioni complesse, di momenti in cui il respiro si fa corto. Un’altra possibilità, durante un viaggio di lavoro con pernottamento in albergo, far cadere due gocce nel letto ci fa sentire a casa, facilitando il nostro sonno.

Ginepro: il pacificatore delle tensioni
Questo è forse l’uso più “unconventional” e, permettetemi, il più coraggioso. Il ginepro ha proprietà che vanno oltre il semplice benessere individuale: uno studio ha dimostrato che l’inalazione di olio essenziale di ginepro aumenta l’attività parasimpatica e diminuisce l’attività del simpatico.

In termini pratici, questo significa che il ginepro attiva il sistema nervoso parasimpatico – quello della calma, del “riposa e digerisci” – riducendo lo stato di allerta e difesa tipico delle situazioni di conflitto. Le informazioni olfattive vengono trasmesse al sistema limbico creando un ambiente neurofisiologico più favorevole al dialogo e alla collaborazione.

Quando in un team si creano tensioni sotterranee, quando l’atmosfera si appesantisce di non-detti e rancori silenziosi, il ginepro diventa uno strumento di igiene relazionale. Non risolve i conflitti al posto nostro, sia chiaro. Ma crea uno spazio neutro, ripulito a livello sensoriale, dove è più facile ricominciare.
Il mio consiglio pratico: usate il ginepro strategicamente dopo momenti di crisi, conflitti risolti ma non ancora metabolizzati, o quando percepite che il team ha bisogno di voltare pagina. Due-tre gocce in diffusione, senza eccedere, perché il ginepro ha un carattere forte.

A questo punto, se volete, chiamatemi pure visionaria o eccentrica: in ogni caso, resto convinta che nei prossimi anni le aziende più innovative integreranno l’aromaterapia nelle loro strategie di people management, facendone non un sostituto delle competenze, bensì vista come un amplificatore di benessere e performance.

Nella mia opinione, gli oli essenziali sono “unconventional” perché ci ricordano una verità scomoda: siamo ancora animali, influenzati da stimoli sensoriali che la nostra parte razionale tende a ignorare. Un leader moderno non può più permettersi di considerare solo KPI e spreadsheet. Deve prendersi cura dell’ecosistema completo in cui le persone lavorano, crescono, creano valore. E a volte, questo ecosistema si nutre di una semplice boccetta di olio essenziale.
Provate, sperimentate, osservate. Non si finisce mai di essere unconventional!

*Chi sono

Laureata in Scienze Motorie all’Università degli Studi di Roma “ Foro Italico”, ho costruito un percorso formativo diventando Coach certificata ICF e conseguendo un Master di II livello in Medicina Naturale all’Università degli Studi di Roma “ Tor Vergata”.
Nel mio attuale ruolo di VP Geo Italy per Foot Locker, seguo strategicamente un network di 157 punti vendita sul territorio nazionale, con l’obiettivo di migliorare le performance degli store, contribuendo allo sviluppo delle persone all’interno dell’azienda. La mia filosofia professionale si fonda sull’agilità, con una forte attitudine al teamworking e con spiccate capacità di comunicazione e di relazione interpersonale, qualità che ho sviluppato grazie alla mia esperienza sul campo.

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