 
                    Consapevole, ma ancora in costruzione: il leader di oggi secondo Wyser
Il nuovo report di Wyser racconta un leader consapevole del cambiamento ma ancora in transizione: collaborativo a parole, meno nei fatti, e pronto a scoprire il potenziale dell’intelligenza artificiale
C’è una nuova consapevolezza che attraversa chi guida oggi le aziende. I manager sanno che il loro ruolo non è più quello di un tempo: serve ascolto, empatia, visione. Eppure, la trasformazione è ancora incompiuta. È quanto emerge dal report di Wyser, “Leadership in trasformazione: tra visione strategica e governo del cambiamento”, che racconta il ritratto di un leader consapevole ma in transizione.

Scendendo più nel dettaglio, secondo la ricerca del brand globale di Gi Group Holding che si occupa di ricerca e selezione di profili manageriali ed executive, otto manager su dieci riconoscono che il loro modo di guidare è cambiato negli ultimi anni, ma solo il 16% afferma di aver modificato davvero il proprio stile. Il resto resta intrappolato tra burocrazia e urgenze operative, con poco tempo per la parte più ispirazionale del proprio lavoro: quella che costruisce fiducia e orienta le persone verso il futuro.
Ed è proprio su questo piano, quello della relazione, che il nuovo leader si misura. Il 41% dei manager si definisce collaborativo, ma il 43% dei collaboratori li percepisce ancora come direttivi e orientati al controllo. Una distanza che racconta quanto sia complesso farsi riconoscere come guida partecipativa. Perché la collaborazione non è una parola: è un processo continuo, fatto di dialogo e vulnerabilità. E non a caso, il feedback sta diventando un tema centrale. Lo spingono soprattutto le nuove generazioni, che chiedono trasparenza, confronto e una comunicazione meno gerarchica.
La consapevolezza cresce, ma restano zone d’ombra. Tra le competenze ritenute più importanti per il futuro emergono la visione strategica, la gestione dei team e l’efficacia relazionale. Ma proprio la visione è indicata come la principale lacuna: il 27% dei manager ammette di non averla ancora pienamente sviluppata. È il paradosso del presente: la necessità di guardare lontano si scontra con la pressione del quotidiano.
Anche sul fronte tecnologico la fotografia è simile. L’87% dei manager considera l’intelligenza artificiale un’opportunità, ma solo il 5% pensa che la propria azienda sia davvero pronta a coglierla. La maggioranza procede con prudenza, preferendo un’adozione graduale. L’AI, però, potrebbe essere proprio la chiave per liberare tempo e risorse, restituendo ai leader la possibilità di concentrarsi su ciò che li rende unici: l’umanità, la visione, la capacità di dare senso al cambiamento.

Come spiega Marinella Sartori, Amministratrice Delegata di Wyser, «l’incertezza sta riscrivendo la leadership aziendale: spinge i manager a evolvere verso stili più inclusivi e orientati all’ispirazione, ma rappresenta anche un freno concreto. La sfida è trasformare la consapevolezza del cambiamento in azioni capaci di orientare l’organizzazione verso il futuro».
Forse è proprio qui che si definisce la nuova leadership: nella tensione tra sapere e fare, tra visione e realtà. In quel movimento continuo in cui il leader di oggi — consapevole, ma ancora in costruzione — impara ogni giorno a guidare senza smettere di cambiare.
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