Gap di carriera, la nuova normalità nei CV degli italiani

Secondo il Report di LiveCareer, basato sull'analisi di 7 milioni di CV caricati sul loro portale negli ultimi cinque anni, è in forte aumento la quota delle persone che hanno avuto una o più interruzioni nel percorso professionale, un fenomeno che, secondo la società di servizi alla carriera, i datori di lavoro farebbero bene a guardare con opportuna apertura mentale

Non un’eccezione, ma una nuova normalità: secondo una ricerca di LiveCareer, i buchi nella vita lavorativa degli italiani sono diventati sempre più diffusi. A questa conclusione, la società specializzata nei servizi alla carriera è giunta analizzando oltre 7 milioni di curricula caricati sulla loro piattaforma tra il 2020 e il 2025. Ebbene, i risultati mostrano come stiano cambiando i percorsi professionali: sempre più persone scelgono di concedersi una pausa dal lavoro, che sia di un mese o di periodi più lunghi.

Tra i dati salienti, si nota in particolare come solo nell’ultimo anno quasi un terzo dei CV (pari al 32%) presenti un’interruzione di almeno un anno. La percentuale è in leggera crescita rispetto al 2022, il che testimonierebbe, secondo LiveCareer, la presenza di difficoltà nel trovare nuovo impiego per i disoccupati di lunga durata, assenti dal lavoro per questioni legate all’assistenza familiare e/o perché impegnati in percorsi di riqualificazione professionale.

Il report segnala poi l’incremento anche degli stop brevi, ossia inferiori a un mese, un risultato che invece suggerirebbe l’esistenza di un mercato del lavoro più dinamico, in cui frequenti cambi di impiego e lavoro flessibile starebbero ridisegnando i percorsi professionali.

Pari al 39% la percentuale dei professionisti che ha indicato un’interruzione nel proprio percorso lavorativo di 6 mesi o più, un dato che fa quindi salire a circa la metà del totale dei CV analizzati la quota di quelli che non hanno avuto gap di carriera.

Nello specifico, la quota dei percorsi ininterrotti sarebbe in costante calo nel periodo analizzato da LiveCareer. In questo decremento ha giocato un ruolo importante la pandemia, ma il picco di interruzioni, per paradosso, sarebbe avvenuto proprio nel 2025.

Stando così le cose, quale sarà il futuro delle assunzioni? Secondo Jasmine Escalera, esperta di carriera per LiveCareer, essendo diventate le pause nella carriera «una realtà consolidata nel mondo del lavoro di oggi», i datori di lavoro dovrebbero guardarle come «momenti di crescita personale, acquisizione di nuove competenze o cambi di vita necessari, e non invece come una mancanza di ambizione o capacità».

La società di servizi alla carriera suggerisce quindi alcune buone pratiche per i datori di lavoro che si trovano davanti persone con gap di carriera. Eccoli in elenco:

Rivedi le pratiche di selezione: i filtri che penalizzano i buchi nei CV sono ormai obsoleti, dato che solo la metà dei candidati ha un percorso professionale ininterrotto.
Concentrati su competenze e potenziale: i periodi di inattività sono spesso un indicatore di competenze trasversali come resilienza, adattabilità e motivazione.
Promuovi un recruiting inclusivo: valorizzare percorsi di carriera diversi aiuta ad attrarre i migliori talenti e a costruire una forza lavoro più dinamica.

E se invece fossimo noi a cercare lavoro dopo vari periodi di stop? Ecco i consigli offerti da LiveCareer:

Sii trasparente: spiega il tuo gap con sicurezza, in modo chiaro e conciso, sia nel CV che durante un colloquio.
Valorizza il tempo di inattività: evidenzia le esperienze fatte durante questo periodo, dalla libera professione all’assistenza familiare o alla formazione, e come abbiano arricchito le tue competenze.
Cambia la prospettiva: inquadra la tua pausa non come una semplice sosta, ma come un’opportunità di crescita e di sviluppo personale.

Per leggere il Rapporto sui gap di carriera in Italia cliccare qui. Per ottenere invece una consulenza dalla società, mandare una mail a Laura Viviani.

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