Pensione più lontana? Cresce la stanchezza delle lavoratrici over 50

Condotta da INTOO con Wyser, società della holding Gi Group, l’indagine intitolata “La sfida della longevity” mette in luce un forte disallineamento di genere nella gestione della longevità, un ambito su cui le imprese non hanno strategie strutturate

L’età della pensione si allontana, ma la preoccupazione sulla capacità di gestire al meglio le forze fisiche che calano si fa sentire soprattutto tra le lavoratrici over 50. Il dato emerge dalla ricerca realizzata da INTOO, società di Gi Group Holding leader in Italia nel settore dell’employability, sviluppo e transizione di carriera, in collaborazione con Wyser, il brand appartenente allo stesso Gruppo che si occupa di ricerca e selezione di profili manageriali ed executive.

Intitolata “La sfida della Longevity”, l’indagine consiste in interviste realizzate tra gennaio e febbraio scorsi a 215 decision maker e 610 over 50 selezionati in base a quote per genere, area di residenza e tipologia di lavoro. Tra i dati più significativi raccolti, è emerso che il 66% delle donne senior teme ripercussioni dall’allungamento della vita lavorativa, un dato che supera la media generale riferita a tutti i lavoratori di questa fascia d’età, che si attesta al 58%. Da cosa sono più preoccupate le donne senior? Innanzitutto dalla stanchezza psicofisica, indicata dal 72% delle intervistate contro il 68% del totale.

La preoccupazione per il futuro avvertita dalle donne sembra però trovare impreparate 6 aziende su dieci: a sostenerlo, secondo la ricerca, è un lavoratore over 50 su tre. Il dato diventa ancora più significativo se si analizzano le risposte date dalle donne: quattro di loro su dieci percepiscono questa scarsa attenzione e il 25% dichiara di aver subito discriminazioni legate all’età (contro il 16% degli uomini), una percentuale che sale al 30% quando si parla di donne manager.

Oltretutto, un lavoratore senior su quattro ritiene di avere meno opportunità in azienda rispetto ai più giovani, ma sono particolare le donne over 50 ad essere pessimiste, in particolar modo le manager, nonostante il loro forte impegno nell’aggiornamento professionale.

Alessandra Giordano

In merito ai risultati della ricerca, così ha detto Alessandra Giordano, Direttrice Employability e Career Development di INTOO (Gi Group Holding): «Le donne continuano a subire disuguaglianze che si accentuano con l’avanzare dell’età. Basti pensare che il 40% delle over 50 è senza lavoro e senza pensione, mentre tra coloro che lavorano, molte devono farsi carico, spesso in solitudine, delle responsabilità legate alla cura dei familiari».

Secondo Giordano, preoccuparsi della maggiore permanenza femminile al lavoro è fondamentale sotto molti punti di vista. A suo avviso, servirebbero infatti azioni mirate sul fronte previdenziale, della salute e dell’aggiornamento professionale. Il tema riguarda però anche le imprese, che dovrebbero «investire di più nel valore del capitale umano femminile, soprattutto in un contesto di people scarcity e tasso di occupazione femminile fermo al 52,5%, 18 punti sotto quello maschile», ha aggiunto ancora la manager di INTOO.

La maggiore presenza femminile nelle attività di cura associate prima alla maternità poi al sostegno dei genitori anziani fa aumenta il carico in termini di tempo ed energie di molte lavoratrici. Ed è proprio per questo, secondo Giordano, che è comprensibile «una maggior preoccupazione verso la propria longevità professionale da parte della popolazione femminile».

Secondo la ricerca, le più critiche sulla capacità delle aziende di gestire l’invecchiamento della forza lavoro sono, non a caso, proprio le manager over 50. Marcata è anche la differenza nella partecipazione alle iniziative aziendali da parte dei lavoratori più maturi. Tra loro, solo il 5% delle donne manager vi ha preso parte contro il 21% dei colleghi uomini.

Oltretutto, quando presenti, le misure messe in campo dalle aziende per la gestione della Longevity si concentrano per lo più su incentivi al prepensionamento (segnalato dalla metà dei manager) seguiti da interventi in ambito formazione, flessibilità oraria, mappatura delle competenze e benessere organizzativo.

In conclusione, per Alessandra Giordano «il quadro emerso dalle indicazioni delle donne over 50 è un vero e proprio campanello d’allarme». A suo avviso, invece, la loro sensibilità deve tradursi in azioni concrete «per rendere i luoghi di lavoro realmente più inclusivi ed equi. Se l’età è un valore, come dichiarano anche molti decision maker, allora deve essere sostenuta e valorizzata con politiche e pratiche all’altezza della sfida, che tengano conto anche delle differenze della popolazione aziendale, tra cui quella di genere».

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