Italiani ottimisti sull’IA, ma serve più formazione e cybersicurezza

Presentato in Senato, il Quinto Rapporto Ital Communications - IISFA ha analizzato l’evoluzione del rapporto tra gli italiani e l’IA tra il 2024 e il 2025

Gli italiani e l’intelligenza artificiale, un legame un costruzione. Si potrebbe intitolare così il Quinto Rapporto Ital Communications-IISFA (Associazione Italiana Digital Forensics) presentato nei giorni scorsi in Senato. A realizzarlo, l’Istituto Piepoli che ha sottolineato l’ottimismo mostrato dal 21% dei connazionali nei confronti degli sviluppi futuri dell’IA, con un incremento del numero di chi dichiara di utilizzarla rispetto al 2024.

Oggetto della ricerca è stata proprio l’evoluzione tra il 2024 e il 2025, del rapporto tra gli italiani e l’Intelligenza Artificiale (IA), con particolare attenzione all’analisi del livello di conoscenza e degli effetti, reale e percepita, che la nuova tecnologia generativa sta portando nella vita delle persone e la sicurezza informatica nel loro utilizzo. Tra gli altri temi, si è parlato anche di privacy e fake news.

Primo importante dato: gli italiani tendono a vedere questa nuova tecnologia non solo come un processo inarrestabile, ma anche come un valido supporto a molteplici aspetti della vita quotidiana e lavorativa. Quello che non aumenta, invece, da un anno con l’altro, è il livello di conoscenza e competenza dichiarato dagli italiani: uno su due dice di saperne ‘qualcosa’.

In secondo luogo, l’interesse a migliorare la propria conoscenza in materia di IA cresce dal 77% del 2024 all’81% del 2025. Ma le persone che sentono l’esigenza di implementare le proprie nozioni sono il 27% della popolazione (23% nel 2024). Il 67% degli individui ritiene, inoltre, che la propria sicurezza informatica possa essere minacciata dagli usi legati all’IA: quasi uno su quattro si dichiara molto preoccupato. Solo il 10% pensa di essere in grado di individuare questi rischi e le relative minacce, il 41%, al contrario, non è per niente sicuro. Le aree che i cittadini ritengono siano maggiormente da attenzionare rispetto agli usi dell’IA sono la sicurezza dei dati, la privacy, la regolamentazione e l’etica.

Terzo risultato: durante quest’anno è cresciuta l’intensità d’uso di strumenti e applicativi di IA. In particolare, il 40% degli users dichiara di usarla più di prima, con un’esperienza molto soddisfacente per quasi un italiano su cinque e abbastanza soddisfacente per due su tre. Dalla ricerca si evince inoltre un incremento nel 2025 del livello di conoscenza e di fiducia nei confronti dell’IA Generativa: il 60% delle persone afferma di sapere cosa sia (51% nel 2024) e il 61% si affida a questo sistema (55% nel 2024).

Per molti la nuova tecnologia consente di migliorare la velocità nella produzione di testi, liberando spazio dal lavoro routinario per favorire la concentrazione sulla produzione creativa. Affidarsi a questi strumenti, tuttavia, potrebbe impattare sui livelli occupazionali e la qualità professionale di alcuni settori, creare omologazione, fino ad arrivare a scenari più critici, come la mistificazione e manipolazione delle informazioni, minandone la credibilità.

Un settore particolarmente a rischio di manipolazione è proprio quello della comunicazione. A sottolineare questo è aspetto è ben il 96% degli intervistati, che vedono qualche tipo di criticità nelle fonti di informazione odierne. La circolazione delle fake news, l’affollamento delle notizie, le iperboli mediatiche, la difficile individuazione delle fonti, lo scarso approfondimento, l’enfasi sulle notizie negative, le scarse regole sui social media rischiano insomma di portare a una certa confusione e alla percezione di perdita di qualità, di controllo e di fiducia nei mezzi di comunicazione.

Sui risultati della ricerca si è soffermato Andrea Paganella, Segretario di Presidenza del Senato della Repubblica, in questo modo: «L’Intelligenza Artificiale è un tema epocale. Stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica velocissima che pone interrogativi complessi e richiede risposte adeguate. In tal senso, il Rapporto presentato oggi offre spunti cruciali su cui riflettere, aiutando il legislatore ad acquisire informazioni preziose, indispensabili per deliberare».

A sua volta, Roberto Marti, Presidente della Commissione Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport del Senato della Repubblica, ha parlato del ruolo della politica sul tema della formazione: «Ci troviamo di fronte a un ambito in continua evoluzione: per questo è essenziale proseguire il confronto già avviato, al fine di regolamentare in modo efficace questi nuovi scenari e definire in breve tempo delle nuove linee guida».

Oggetto di un’indagine conoscitiva sull’uso dell’IA è stato il Parlamento stesso, come ha ricordato Walter Rizzetto, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, che ha aggiunto: «Ogni salto tecnologico, nella storia dell’umanità, ha sempre generato profondi cambiamenti. L’impatto dell’IA sarà tale da coinvolgere anche i settori ad alta professionalità. Questi strumenti incideranno significativamente sul mercato del lavoro. In tale contesto, la vera sfida è rappresentata dalla formazione: continua, obbligatoria e certificata».

Andrea Mascaretti, Vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’attuazione del Federalismo fiscale della Camera dei Deputati, a sua volta si è soffermato sull’importanza di «salvaguardare il presidio umano dei giornalisti, in quanto l’informazione rischia di concentrarsi nelle mani di pochi, compromettendo la pluralità e la qualità del dibattito pubblico». In questo ambito è opportuno agire anche sul piano europeo.

Santo Mirabelli, Direttore V Divisione Servizio Polizia Postale e Sicurezza cibernetica, delegato dal Capo della Polizia, Prefetto Vittorio Pisani, ha invece affrontato la questione della cybersecurity, rimarcando le risorse messe in campo dalla Polizia di Stato per potenziare le capacità di calcolo e le infrastrutture tecnologiche, anche attraverso nuove assunzioni di ingegneri informatici e altro personale.

All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Giuseppe Corasaniti, Esperto Agenzia per la cybersicurezza nazionale e Livio Gigliuto, Presidente Istituto Piepoli.

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