La via sostenibile all’IA secondo la ricerca di ManpowerGroup

Nel report “Future Forward: Costruire un percorso professionale sostenibile nell’era dell’AI" si sostiene che il 41% delle aziende usa l’AI per assumere, ma per un’azienda su tre il fattore umano resta fondamentale in determinati ambiti, come giudizi etici, esperienza tecnica e pensiero strategico.

Dal futuro al passato, andata e ritorno, E viceversa. Si chiama “Future Forward: Costruire un percorso professionale sostenibile nell’era dell’AI” il report sull’impatto dell’AI sul lavoro realizzato da Experis, provider IT di ManpowerGroup, realizzato sulla base dei risultati delle indagini ManpowerGroup Employment Outlook Survey e del CIO Outlook.

Primo risultato su tutti: secondo l’indagine, l’intelligenza artificiale cambierà sì, ma non sostituirà l’apporto umano né ridurrà i posti di lavoro. Questi ultimi, semmai, saranno organizzati in maniera tale da favorire la scomparsa delle mansioni ripetitive, liberando tempo per dedicarsi a quelle più creative e di qualità.

Tra gli altri risultati, da segnalare il dato del 47% dei manager “digitali” (CIO, CTO e figure simili) italiani, che si è detto convinto che l’adozione dell’AI cambierà nel profondo il loro settore, anche se deve essere ancora perfezionata. Solo l’11% si è invece dichiarato scettico su una sostenibilità ed efficacia nel lungo termine.

Tra i problemi segnalati dal Report è poi emerso il tema dei costi d’adozione: se a livello globale il 67% delle organizzazioni aumenterà i propri investimenti sull’AI nel corso del 2025, in Italia il 35% dei dirigenti intervistati ritiene possano sorgere difficoltà nel trovare i fondi necessari. Inoltre, va tenuto conto che l’AI non risponde a tutte le esigenze: in Italia circa un’azienda su tre ritiene che il fattore umano resti fondamentale su alcune competenze, come giudizi etici (per il 35%), esperienza tecnica (30%) e pensiero strategico (29%).

La presenza crescente dell’IA è vista inoltre di buon grado nel settore della ricerca e offerta di lavoro. La ricerca parla di un 41% di aziende italiane che dichiara di utilizzare già strumenti basati sull’AI per i processi di selezione e assunzione e di un ulteriore 42% che ha intenzione di cominciare a farlo entro i prossimi tre anni. Inoltre, l’84% dei datori di lavoro accetta che candidate e candidati si aiutino con l’AI, in particolare per risolvere problemi o trovare risposte durante i test (26%), personalizzare lettere di presentazione e curriculum (26%) e prepararsi per i colloqui (25%).

Insomma, l’IA in azienda non spaventa, ma perché la trasformazione non solo digitale in corso si armonizzi al meglio con il mercato del lavoro che verrà, servirà integrarla nella routine quotidiana, ossia dotare le aziende di programmi di formazione ad hoc in grado di garantire l’opportuno aggiornamento delle competenze.

Salvatore Basile

In merito ha detto infatti Salvatore Basile, direttore di Experis Italia: «L’AI rappresenta un acceleratore strategico per le imprese, non un sostituto del lavoro umano. Il suo impatto più significativo si manifesta quando viene integrata nei processi, migliorando l’efficienza e la qualità del lavoro, senza snaturarne il contributo umano». Per raggiungere un risultato del genere, le aziende dovranno pertanto dotare i talenti delle competenze necessarie a un utilizzo consapevole dell’AI. In loro aiuto arrivano le Academy di Experis, che «si pone al fianco delle organizzazioni per offrire upskilling e reskilling mirato e collaborare alla costruzione di programmi di formazione a lungo termine», ha sottolineato ancora Basile.

Ulteriori informazioni sul report sono disponibili qui.

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