HR Tech: la rivoluzione è in corso, ma serve una strategia chiara

Nel nuovo articolo, i contributor Marco Ceruti ed Edoardo Ares Tettamanti sostengono che l'utilizzo sempre più massiccio dell'intelligenza artificiale generativa nel settore HR porterà enormi benefici a tutto il comparto delle risorse umane a patto di cominciare a ragionare in maniera strategica

di Marco Ceruti ed Edoardo Ares Tettamanti*

L’investimento di 25 milioni di euro raccolti da Jet HR segna un momento cruciale per il settore HR Tech globale, confermando una trasformazione che sta ridefinendo le risorse umane non come semplice digitalizzazione, ma come una rivoluzione strategica che pone l’essere umano al centro delle organizzazioni moderne.

I numeri raccontano una storia di crescita impressionante ma anche di opportunità ancora largamente inespresse. Il mercato globale HR Tech vale tra i 36 e i 40,45 miliardi di dollari nel 2024, con proiezioni che variano significativamente tra i diversi istituti di ricerca.

IMARC Group prevede una crescita che porterà il settore a 69,6 miliardi entro il 2033 con un tasso annuale del 7,6%, mentre Fortune Business Insights è più ottimista con una stima di 81,84 miliardi entro il 2032 e una crescita del 9,2% annuo.

Questa diversità nelle previsioni riflette la dinamicità estrema del settore, dove l’innovazione tecnologica sta accelerando i processi di trasformazione a velocità impreviste.

Dietro queste cifre emerge una realtà ancora più interessante: l’adozione dell’intelligenza artificiale sta vivendo un’accelerazione senza precedenti. L’utilizzo dell’AI tra i professionisti HR è cresciuto dal 58% nel 2024 al 72% nel 2025, un incremento del 14% in appena un anno che evidenzia come l’AI stia transitando dalla fase sperimentale all’implementazione su larga scala.

Il 65% dei leader HR ha già implementato soluzioni AI-powered e il 43% delle aziende la utilizza nel recruiting, ma esistono ancora enormi spazi di crescita. Solo il 25% delle organizzazioni sfrutta l’AI per formazione e sviluppo, e appena il 10% per la gestione delle performance, un paradosso che rivela il potenziale ancora inespresso del settore.

La resistenza al cambiamento deriva da un fraintendimento fondamentale: la paura che la tecnologia HR deumanizzi le relazioni sul lavoro. La realtà è esattamente opposta, come dimostrano i dati empirici. L’automazione intelligente può ridurre i tempi di onboarding fino all’80%, passando da 2,5 ore a soli 3 minuti per le attività chiave. Questo non solo libera risorse umane per attività strategiche, ma migliora drasticamente l’esperienza dei nuovi dipendenti.

I benefici economici sono altrettanto significativi: l’automazione dei processi di gestione del tempo può far risparmiare alle aziende fino a 54.709 dollari annui, mentre il 30% delle aziende ha ridotto i costi per assunzione implementando l’AI nel recruitment.

Il 79% degli utenti riporta miglioramenti nelle proprie performance lavorative, mentre le aziende registrano maggiore produttività e riduzione dei costi, insieme a un aumento della soddisfazione e retention dei dipendenti. Quello che emerge dalle implementazioni più riuscite è un pattern ricorrente: le aziende che partono con aspettative limitate sulla tecnologia HR si trovano poi a scoprire possibilità che non avevano nemmeno immaginato. Il 70% dei team HR può ora concentrarsi su attività strategiche grazie all’automazione, trasformando i responsabili delle risorse umane da gestori di pratiche burocratiche a strateghi del capitale umano.

Il processo di selezione è stato completamente riscritto dalle nuove tecnologie. Le assunzioni basate sulle competenze stanno rivoluzionando il recruitment: il 98% dei datori di lavoro considera più efficace l’assunzione basata sulle competenze rispetto ai CV tradizionali, mentre il 94% ritiene che sia più predittiva del successo lavorativo.

I risultati economici sono convincenti: le aziende risparmiano in media 2.342 dollari per ogni posizione e 792 ore per assunzione utilizzando strumenti basati sulle competenze. Il 90% dei datori di lavoro ha osservato una riduzione delle assunzioni sbagliate, mentre il 91% ha migliorato i tassi di retention.

Applicant tracking systems, video interviewing e assessment digitali non solo accelerano il processo, ma garantiscono maggiore trasparenza e aderenza ai valori aziendali.
L’approccio basato sulle competenze favorisce anche la diversità aziendale: il 90% dei datori di lavoro ha osservato un miglioramento della diversità attraverso questo metodo di selezione, mentre il 57% dei professionisti crede che l’uso dell’AI ridurrebbe i bias razziali ed etnici nel processo di assunzione (come abbiamo scritto qui).

Gli strumenti moderni offrono soluzioni data-driven che monitorano, analizzano e prevedono le esigenze del personale con precisione chirurgica. L’integrazione di analytics avanzate permette di creare modelli predittivi che guidano decisioni strategiche su assunzioni, retention e pianificazione della forza lavoro. In un’epoca dove i dati sono il nuovo petrolio, questa capacità di previsione rappresenta un vantaggio competitivo decisivo.

Emerge tuttavia una dicotomia interessante che non possiamo fare a meno di notare: mentre le aziende investono massicciamente in tecnologie HR, molte continuano a utilizzare questi strumenti in modo superficiale, limitandosi a replicare digitalmente processi analogici invece di ripensarli completamente.

Solo il 15% dei team HR è progredito dalla valutazione dell’AI all’implementazione, e il 38% dei professionisti HR è ancora nella fase di discussione informale sui possibili casi d’uso della tecnologia. Questa lentezza nell’adozione deriva spesso da una mancanza di comprensione: il 54% dei professionisti HR mantiene scetticismo sulla qualità del lavoro prodotto dall’AI, mentre il 41% considera la sicurezza dei dati una priorità assoluta.

Il settore HR sta affrontando una crisi di capacità senza precedenti che amplifica l’urgenza di questa trasformazione. Il 57% dei professionisti HR lavora oltre la capacità normale a causa della carenza di personale, mentre il 62% ha riferito di aver lavorato oltre le proprie possibilità nel 2024. Solo il 19% dei dirigenti HR prevede di poter aumentare l’organico del proprio dipartimento.

Questa situazione di sottodimensionamento crea un circolo vizioso: i team HR sovraccarichi hanno meno tempo per implementare soluzioni che potrebbero alleggerire il loro carico di lavoro. Il 73,2% del tempo dei professionisti HR è dedicato a compiti amministrativi tediosi, mentre il McKinsey Global Institute stima che il 56% di tutte le attività svolte dai professionisti HR potrebbe essere automatizzato.

Dal nostro osservatorio privilegiato, occupandoci anche noi di tecnologia a supporto dei reparti HR e comunicazione interna, vediamo che le aziende più innovative stanno già sperimentando con tecnologie che fino a pochi anni fa sembravano fantascienza. Il 76% dei leader HR riconosce la necessità di implementare soluzioni AI entro i prossimi due anni per rimanere competitivi.

Le prospettive future del settore sono comunque promettenti: realtà virtuale per la formazione, chatbot avanzati per il supporto ai dipendenti, algoritmi personalizzati per l’esperienza lavorativa. Il mercato HR Tech statunitense, valutato 11,0 miliardi di dollari nel 2024, dovrebbe raggiungere i 29,4 miliardi entro il 2033 con un tasso di crescita dell’11,60%.

La vera rivoluzione HR non sta negli strumenti, ma nel cambio di mentalità che innescano. Quando i dati diventano accessibili e interpretabili, i responsabili delle risorse umane iniziano a ragionare strategicamente. La trasformazione non è più un’opzione, ma una necessità per rimanere competitivi.

Il successo, almeno secondo noi, dipende dalla convergenza di tre elementi: dati accurati, processi ben disegnati e persone preparate al cambiamento. Le aziende che falliscono si concentrano solo sulla tecnologia, trascurando gli altri due aspetti.

Con il 57% delle funzioni HR ancora sottodimensionate e la stessa percentuale di tempo dedicata ad attività amministrative automatizzabili, il potenziale rimane largamente inespresso. Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo paradigma lavorativo dove la tecnologia amplifica le capacità umane invece di sostituirle. Le aziende che sapranno abbracciare questa trasformazione con visione strategica e attenzione all’elemento umano saranno quelle destinate a prosperare nell’economia del futuro.

* Chi sono gli autori

Esperto di intelligenza artificiale, UX design e SaaS, Marco Ceruti ha una formazione in design ed esperienza come consulente, due caratteristiche che gli permettono di trasformare idee in prodotti utilizzati da centinaia di migliaia di utenti nel mondo. Appassionato di AI, combina creatività e governance per sviluppare soluzioni innovative e scalare business digitali su fondamenta solide.

Imprenditore con background in marketing e in formazione manageriale, Edoardo Ares Tettamanti guida la strategia di growth di Intra.FM. È coautore del libro “Cosa me ne faccio dell’Intelligenza Artificiale?”, scritto con l’Osservatorio sulle Prospettive Cliniche dell’Intelligenza Artificiale dell’Università Statale di Milano, di cui è cofondatore e membro. TEDx speaker, ha svolto attività di consulenza per aziende Fortune 500 e istituzioni accademiche.

Bibliografia essenziale
– IMARC Group.
“Human Resource Technology Market Size & Growth 2025-33”. Report di ricerca di mercato, 2024.
– Fortune Business Insights. “Human Resource [HR] Technology Market Size, Growth 2032”. Report di ricerca di mercato, 2024.
– Deel (Lorelei Trisca). “21 Top HR Automation Statistics and Trends in 2025”. Report aziendale, 30 aprile 2025.

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