
Conscious leadership, primo comandamento: allenarsi all’ascolto
"The 15 Commitments of conscious leadership" è il titolo del libro che ha ispirato il nuovo articolo della contributor Atena Manca, che invita a riflettere sulle qualità imprescindibili per chi desideri guidare le persone con reale volontà di farle fiorire
di Atena Manca*

Qualche tempo fa ho letto un libro che mi ha lasciato il segno. Si intitola The 15 Commitments of Conscious Leadership e affronta il tema della leadership con un approccio diverso dal solito. Non sono comandamenti dogmatici ma offrono un invito chiaro: se vuoi davvero guidare gli altri, devi prima guardare dentro te stesso. Quel libro mi ha accompagnata per mesi e ha ispirato anche alcune delle pillole del mio video corso dedicato alla leadership.
Negli anni mi è capitato di confrontarmi con stili molto diversi, sia da osservatrice che in prima persona. Alcuni modelli, come quelli di Daniel Goleman, restano ancora oggi dei riferimenti utili. La leadership visionaria, democratica, da coach, quella esigente o ancora autoritaria: ciascuna ha una sua logica e può funzionare, a seconda del contesto. Ma c’è una domanda che oggi sento sempre più urgente: a che prezzo?
Molti leader, anche tra i più brillanti, si ritrovano schiacciati da aspettative e carichi invisibili. Bravi a tenere in piedi tutto, ma spesso a discapito del proprio benessere. Lo stress diventa costante, la fatica cronica, e il confine tra vita e lavoro si assottiglia fino a sparire. E quando sta male chi guida, inevitabilmente anche il team ne risente. Penso lo abbiamo provato un po’ tutti.
È in questo scenario che l’idea di leadership consapevole diventa una vera rivoluzione. Gli autori del libro parlano di 15 impegni da coltivare ogni giorno. Alcuni mi sono sembrati subito concreti, quasi ovvi. Altri mi hanno messo in discussione. Tutti, però, hanno un punto in comune: chiedono di uscire dalla logica del controllo per entrare in quella della responsabilità.
Prendersi la piena responsabilità significa non cercare sempre fuori i colpevoli, ma chiedersi che parte si sta giocando davvero. È un esercizio di verità che, se portato avanti con coerenza, cambia radicalmente il modo in cui si prendono decisioni, si danno feedback, si gestiscono i conflitti.
Un altro aspetto che mi ha colpita è il valore della curiosità. Un leader consapevole non ha bisogno di avere sempre ragione. Sa ascoltare, sa mettere in dubbio i propri automatismi, sa dire «non lo so». E questo non lo rende più debole, ma più credibile.
Poi c’è il tema del linguaggio. Parlare con sincerità, con chiarezza e con rispetto. Creare contesti in cui anche gli altri si sentano liberi di esprimere perplessità, dubbi, idee diverse. Non per gentilezza, ma perché è proprio da quel confronto che possono nascere le intuizioni migliori.
Essere leader, oggi, significa anche questo: imparare ad allenarsi. A stare presenti, a mantenere la rotta senza perdere l’umanità. È un lavoro costante su di sé, prima ancora che sugli altri. Ed è una responsabilità che va ben oltre il ruolo: perché ci sono momenti, nella vita e nel lavoro, in cui ciascuno di noi si ritrova a guidare.
A chi si occupa di persone, formazione o organizzazione suggerirei di partire proprio da qui. Dalla qualità della presenza. Dalla capacità di ascolto. Dall’intenzione che si mette nelle parole. E dal coraggio di scegliere ogni giorno di essere leader, sì, ma in modo più consapevole.
Se ti occupi di leadership, team o formazione, dai un’occhiata al mio video corso in 10 pillole su madonnager.it.
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* Chi è l’autrice
Atena Manca è una professionista con 20 anni di esperienza nel marketing e nella comunicazione. Laureata in Economia per l’Arte e la Cultura all’Università Bocconi e con un Master in Marketing a Publitalia ’80, ha completato di recente il corso Mastering Digital Marketing in an AI World alla London Business School. Creatrice del blog Madonnager.it, Atena condivide riflessioni e consigli (anche quelli non richiesti!) su come bilanciare carriera, maternità e vita personale, sempre con un pizzico di ironia.
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