
Occupati in Italia, indeterminati e intermittenti in crescita secondo l’Istat
Nel primo trimestre del 2025 l'Istat ha individuato un incremento di 143 mila occupati, cresciuti di 18 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2024. Prosegue invece la diminuzione dei dipendenti a termine, scesi di 20 mila unità.
Poco più di 24 milioni: è il numero degli occupati italiani secondo l’Istat, riferito al primo trimestre 2025. Il dato è contenuto nella rilevazione periodica diffusa ieri, che segnala un incremento dell’1% nell’input di lavoro utilizzato complessivamente dal sistema economico in termini congiunturali e dell’1,1% in termini tendenziali.

La crescita registrata dall’Istituto nazionale di statistica riguarderebbe i dipendenti a tempo indeterminato, saliti di 143 mila unità in tre mesi, e dei lavoratori indipendenti, che sono 18 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Prosegue invece la diminuzione dei dipendenti a termine, scesi di 20 mila unità.
Nel complesso, aggiunge la rilevazione trimestrale dell’Istat, il tasso di occupazione raggiunge il 62,7% (+0,4 punti) ed è data in aumento per uomini e donne, tra gli over 35 e nelle regioni del Centro-Nord. Stabile invece la situazione tra i 15-34enni e nel Mezzogiorno, così come resta invariato il tasso di disoccupazione rispetto al quarto trimestre 2024, dato al 6,1%, e quello di inattività, pari al 33,1% (-0,4 punti).
L’Istat si sofferma poi sui settori economici in cui sono più o meno presenti gli occupati. In particolare nelle imprese dell’industria e dei servizi le posizioni lavorative dipendenti, al netto degli effetti stagionali, crescono di 0,6% rispetto al trimestre precedente, con un aumento di pari intensità nella componente full time e lievemente inferiore in quella part time (+0,5%).

Su base annua, la crescita delle posizioni lavorative risulta pari all’1,9%, ossia registrerebbe un aumento di uguale intensità nella componente full time e più ridotto in quella part time (+1,6%). Al netto della stagionalità, la quota delle posizioni a tempo parziale sul totale delle posizioni si attesta invece al 28,8%, rimanendo stabile in termini congiunturali e in lieve calo rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (-0,1 punti percentuali).
La rilevazione considera inoltre le ore lavorate per dipendente, registrando un aumento rispetto al trimestre precedente (+0,3%), ma dato in diminuzione se confrontato con il primo trimestre 2024 (-0,8%). Diminuite anche le ore di cassa integrazione (Cig) in termini tendenziali di 0,1 ore ogni mille ore lavorate.
Risultate, ancora, in aumento le posizioni in somministrazione dello 0,6% su base congiunturale, il che sembrerebbe essere un segnale di inversione rispetto a quanto si è registrato negli ultimi quattro trimestri. La riduzione di questo genere di contratti prosegue infatti su base annua (-1,9%), seppur in misura rallentata. Al contrario, il numero di posizioni con contratto intermittente continua ad aumentare, sia rispetto al trimestre precedente (+1,6%) sia su base annua (+5,8%).
La rilevazione considera anche l’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Ula, che registra un aumento in termini congiunturali dell’1,5%, per effetto dell’aumento della componente retributiva (+1,3%) e, in misura più sostenuta, dei contributi sociali (+2,2%). Su base annua l’aumento del costo del lavoro è del 4,6%, per effetto del marcato aumento delle retribuzioni (+4,1%) e, soprattutto, dei contributi sociali (+6,3%).
Rispetto al trimestre precedente, infine, seppure in misura lievissima (0,1 punti percentuali), è sceso il tasso di posti vacanti, che ora si attesta all’1,9%, contro poco più del 2% registrato nello stesso trimestre dello scorso anno.
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