Il pensiero di De Gasperi e le libere professioni in un convegno a Roma

La funzione pubblica e sociale delle professioni è stato il tema al centro del convegno organizzato da Fondazione De Gasperi con il supporto della Fondazione Inarcassa, all'interno delle celebrazioni per i settant'anni dalla scomparsa del Primo Presidente del Consiglio della Repubblica italiana.

Aggregazione professionale, equo compenso, equilibrio tra sussidiarietà e responsabilità, sviluppo di norme che rafforzino la funzione pubblica e sociale delle professioni: ruotava attorno a questi temi
il convegno organizzato a Roma la scorsa settimana, dal titolo “Le professioni in Italia: da De Gasperi alle sfide del nostro tempo”. Promosso dalla Fondazione De Gasperi con il supporto della Fondazione Inarcassa, l’iniziativa fa parte delle celebrazioni previste per ricordare il il settantesimo anniversario della scomparsa del primo capo del Governo della Repubblica Italiana.

Ad aprire i lavori è stata la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, che ha ribadito
l’importanza dei corpi intermedi come garanti del legame tra Stato e società civile. A seguire, padre
Paolo Benanti, presidente della Commissione governativa sull’intelligenza artificiale per
l’informazione, ha posto l’attenzione sulle sfide poste dalle nuove tecnologie alle libere professioni, in particolare sul piano della sussidiarietà.

«Il processo di trasformazione tecnologica – ha spiegato – è alieno ad alcune architetture di costruzione sociale che caratterizzano il nostro spazio pubblico». A sua volta, il deputato Andrea De Bertoldi ha sottolineato le peculiarità di De Gasperi, considerandole anomale nel panorama politico italiano per la capacità del primo Presidente del Consiglio repubblicano di essere «non solo riformista, ma autentico riformatore», avendo saputo unire «liberalismo e dottrina sociale della Chiesa in una visione della comunità in cui le professioni libere avevano un ruolo centrale».

In maniera analoga, la direttrice della Fondazione De Gasperi, Martina Bacigalupi, ha sottolineato l’attualità del pensiero degasperiano, ricordando come «oggi più che mai sia necessario riscoprire il ruolo delle professioni come pilastri di una democrazia solida e partecipata».

Al centro del convegno romano c’era il lavoro di ricerca scientifica promosso dalla Fondazione stessa, che ha preso le mosse dal pensiero di De Gasperi, per il quale le libere professioni rappresentavano un argine ai totalitarismi e una base essenziale per la democrazia.

Curato da Matteo Orlandini, membro del Comitato scientifico della Fondazione, lo studio ha ripercorso l’evoluzione delle professioni tecniche e la loro centralità nella ricostruzione del Paese, con un approfondimento su esperienze emblematiche come Ina-Casa e Cassa del Mezzogiorno.

Andrea De Maio

Nel corso del suo intervento, il presidente della Fondazione Inarcassa, Andrea De Maio, ha ribadito come «De Gasperi credesse nella centralità delle libere professioni come antidoto ai regimi autoritari, portatrici di interessi legittimi orientati al bene comune». Si tratterebbe, secondo De Maio, di una visione di grande attualità, da sostenere attraverso «aggregazione, sussidiarietà e applicazione concreta dell’equo compenso». Solo così – ha concluso – «si potrà davvero valorizzare il ruolo sociale dei
professionisti come motore dello sviluppo del Paese».

La chiusura del convegno ha visto riuniti attorno a una tavola rotonda i vertici dei Consigli nazionali di Ingegneri, Architetti, Avvocati, Notai e Commercialisti, in un confronto che ha offerto una riflessione corale sulle sfide attuali e future delle professioni, nella prospettiva di una società fondata sulla centralità della persona, sul pluralismo e sul ruolo attivo dei corpi intermedi, proprio come immaginato da Alcide De Gasperi.

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