
Tre milioni di lavoratori in meno entro il 2040: l’Italia davanti al nodo demografico
A lanciare l'allarme è un nuovo rapporto della Fondazione Studi Consulenti del lavoro, che ha fotografato le criticità occupazionali legate al calo demografico. Il nodo è strutturale: meno popolazione in età attiva e più difficoltà per le imprese a trovare i profili necessari
Entro il 2040, il mercato del lavoro italiano potrebbe perdere oltre 3,1 milioni di addetti. È la stima contenuta nel rapporto “Rendere la sfida demografica sostenibile”, pubblicato dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro e presentato ieri a Roma.
Secondo l’analisi, basata su elaborazioni di dati Istat, il record occupazionale raggiunto nel 2024 — pari a circa 823.000 occupati in più rispetto al 2019 — rischia di non avere continuità:
“Entro il 2040 ci saranno 3 milioni e 135.000 addetti in meno”, si legge nel documento, e “il record occupazionale raggiunto nel 2024 rischia nei prossimi anni di essere attutito dalle dinamiche demografiche in atto”.

A pesare, oltre al calo demografico, è lo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro. Le imprese segnalano difficoltà crescenti nel trovare candidati con competenze adeguate. Tra il 2019 e il 2024, la quota di assunzioni ritenute “di difficile reperimento” è quasi raddoppiata, passando dal 25,6% al 48,2%. In valori assoluti, i casi sono passati da circa 962.000 a oltre 2,2 milioni.
Le ragioni? In parte la preparazione inadeguata dei candidati (12,8%), ma soprattutto la loro scarsità sul mercato: “Nel 2024 il 31,7% delle imprese ha indicato come principale ostacolo il numero ridotto di candidati disponibili”, si legge ancora nel rapporto.

A determinare la riduzione dei livelli occupazionali sarà il calo della popolazione in età attiva (15-64 anni): meno 1,17 milioni entro il 2030, oltre 5 milioni in meno al 2040. Il fenomeno coinvolgerà tutto il Paese, con l’eccezione di Lombardia ed Emilia-Romagna. Le riduzioni più marcate si registreranno nel Mezzogiorno: Basilicata (-8,1%), Sardegna (-7,8%), Calabria (-6,6%), Puglia (-6,4%), Campania e Sicilia (-6%).
L’Italia è già oggi il Paese europeo con la maggiore incidenza di over 50 nel mercato del lavoro: 40,6%, contro una media UE del 35,1%. Inoltre, secondo le stime Excelsior Unioncamere–Ministero del Lavoro, tra il 2024 e il 2028 la domanda di lavoro legata alla sostituzione del personale in uscita rappresenterà tra il 78% e l’88% del fabbisogno totale — circa 3 milioni di nuovi ingressi previsti.
Per Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, il margine d’intervento passa dal rafforzamento della partecipazione al lavoro delle fasce oggi più deboli: «Per ridurre gli effetti determinati dall’inverno demografico, è necessario continuare a investire su politiche aziendali, territoriali e sociali che favoriscano ancor di più la partecipazione al lavoro di donne e giovani».
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