
Da colomba a piccione: incanto e discanto di chi vola lo stesso, anche con le piume sporche
Da colombe bianche, nuove promesse della società anche per il Papa, a piccioni rumorosi con le ali sporche: nel nuovo articolo la nostra contributor Federica Celeste si sofferma sul disincanto provato dalla sua generazione nel passaggio all'età adulta, alle prese con lavori sottopagati e rischio di burnout. La sua rubrica nasce proprio dal desiderio di non rinunciare a volare, anche se con le penne sporche di fuliggine.
di Federica Celeste*

Non sapevamo quale sarebbe stata l’ultima volta in cui saremmo andati sulle giostre da piccoli. Molte “ultime volte” della nostra vita avvengono senza che ce ne accorgiamo. Nessuno ci avvisa che quel giorno sarà l’ultimo in cui, nel parchetto sotto casa, prenderemo spensierati un gelato coi nostri genitori ancora senza rughe. Non c’è un addio solenne, né un segnale chiaro. E noi non lo sapremo. Dopo quella volta, magari, diventeremo troppo grandi, troppo distratti, troppo presi da altro.
Questo pensiero vale per tante cose: l’ultima volta che dormiamo nel lettone con nostra sorella, che giochiamo con un pupazzo insieme ai nonni dopo la scuola e che scriviamo una lettera a Babbo Natale (o per Hogwarts). Sono atti che sembrano eterni, e invece finiscono in silenzio. E iniziamo a provare la malinconia di non poter scegliere quando congedarci da ciò che amiamo, perché il tempo non sempre ci avverte prima di portarceli via.
Quando eravamo adolescenti e innocenti, anche il Papa ci diceva che saremmo stati «le nuove leve», «la speranza del futuro», «quelli che avrebbero cambiato il mondo». Poi siamo cresciuti. E il mondo non solo non è cambiato, ma ci ha lasciati sottopagati e in burnout.
La colomba della pace? Ha imparato a sgomitare. Le piume bianche si sono sporcate in fretta.
E così siamo diventati piccioni rumorosi. Ma vivi. E con un certo fiuto per dove tira il vento.
Questa rubrica nasce da lì.
Dal disincanto generazionale di chi lavora con passione, ma non si beve più le frasi motivazionali sulle intranet.
Da chi ama le Risorse Umane, ma non sopporta i messaggi aziendali su «quanto è importante il feedback» scritti da chi non ha mai ascoltato davvero nessuno.
Da chi crede nella cultura organizzativa, ma non in quella fatta di slide e sorrisi con faccette dentali che sono un anno del mio stipendio – che faccio tutto il lavoro per te.
Paloma porta notizie dal fronte.
Non sempre buone, ma vere e scomode. A volte ti farà sorridere, altre grattare il capo. Sempre con affetto, ma mai con reverenza. Ha visto cose, annusa l’aria e non ha paura di sporcarsi il becco. È delicata solo in apparenza: sotto, ha artigli lucidi ed occhi azzurri che sanno essere mare ma anche ghiaccio.
La HR tagliente della porta accanto, che traduce la tua voce interna con domande scomode tipo: «Ma siamo sicuri che questa sia davvero una politica di benessere?». E’ l’insider che svela le contraddizioni del lavoro contemporaneo con ironia, ma anche radicamento.
La colomba, simbolo di rigenerazione, osserva da lontano, ma con uno sguardo attento e partecipe. Messaggera di storie, non di slogan. Benessere psicologico, transizioni lavorative, leadership gentile, ma anche mal di pancia dal mondo del lavoro.
Per anni ho pensato di chiamare mia figlia Gala Luce, dal bisogno (idealistico o irrisolto) di purezza
e pace che la vita adulta si è incaricata di sporcare con scadenze e manager visionari.
Poi mi sono travestita da Paloma: meno spirituale, più urbana. Una colomba che ogni tanto si comporta da piccione, e che dice le cose come stanno. Candida, ma non ingenua. Che porta notizie ciniche, ma anche possibilità di cura.
Siamo tutti “manager”, ormai. Essere umani è il vero atto sovversivo. E se per dirlo serve il volo storto di un piccione, ben venga. Perché sì, le piume sono leggere, ma sanno dare fastidio. E quando volano controcorrente e si infilano nei discorsi aziendali perfetti, pure la leggerezza punge.
Un volo d’emergenza per vivere con consapevolezza, anche i gesti più piccoli. Per osservare le contraddizioni cambiando piumaggio. Per dare luce a quelle storture lavorative che restano fuori dai comunicati stampa, ma dentro le teste delle persone.

* Chi è l’autrice
Pedagogista delle organizzazioni e ingegnera gestionale, Federica Celeste è ricercatrice internazionale per il Politecnico di Milano. Oggi si occupa di formazione, benessere e gestione del cambiamento, dentro e fuori le aziende. Con un’anima divisa tra i numeri e le crepe psicologiche delle persone, le piace indagare il lato oscuro, ambiguo e tagliente delle storture lavorative. Appassionata di cinema e attivista per i diritti umani e animali, crede in un’idea di sostenibilità informata, anche se sa benissimo dove finiscono le buone intenzioni quando si scrive un post su LinkedIn.
Paloma nasce proprio dal suo bisogno di non smettere di metterci il cuore, mettendoci però il becco. Troppo giovane per essere vecchia, troppo vecchia per essere giovane, scrive e lavora da quell’età di mezzo in cui la lucidità è un superpotere. E anche una condanna.
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