
Dal gruppo al team, come trasformare in realtà il sogno del manager
Fiducia, monitoraggio delle tensioni tra i colleghi, capacità di comunicare e soprattutto coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa: sono queste le principali caratteristiche che deve possedere un manager che abbia il compito di coordinare un gruppo di persone, trasformandole davvero in una squadra vincente, come nello sport. Dell'argomento parla la nostra contributor Luisa Romesi nel suo nuovo articolo "unconventional".
di Luisa Romesi*

Come si crea un team? Molto più facile a dirsi che a farsi.
Lo sappiamo bene per averlo sperimentato anche direttamente: parliamo di gruppo, quando le persone, pur lavorando insieme, sono restie ad interagire, non si supportano e non hanno un’unica visione. Parliamo invece di team quando i componenti condividono un obiettivo comune, collaborano e compensano tra di loro pregi e difetti in una magica alchimia.
Avere un team è sicuramente il sogno di ogni manager, che si lavori in un ufficio o da remoto.
È un sogno per un manager, perché l’energia che si spende all’interno del team ritorna amplificata e ciò avviene sempre, che tu sia a bordo campo o ad organizzare un meeting.
La magica atmosfera del team produce idee, azioni e risultati.
Questa magia non solo è difficile ottenerla, ma lo è ancora di più mantenerla. Nei miei molteplici tentativi di trasformare gruppi in team, ho ripreso sempre idee e modi di pormi dalla mia esperienza sportiva.
Quando gestisco dei gruppi dove vi sono gelosie tra i componenti, ego trabordanti, e ognuno va per conto proprio pensando di avere la verità assoluta, cerco di pensare a cosa crea fiducia tra me e gli atleti, e da lì parto, con una pazienza alle volte certosina.
Le aree principali da osservare sono infatti tre ed è da proprio da queste che si comincia. Di cosa sto parlando?
La prima area è la fiducia che ogni componente del gruppo ha verso di te come persona. Se non c’è, bisogna per forza costruirla o ricostruirla: essere diretti, cercare sempre di non lasciare cose non dette o tra le righe. Meglio male, ma chiaro. Pensando allo sport: non puoi faticare da sentirti male in allenamento e non credere al 300% che chi ti sta allenando sia bravo. Migliorare i rapporti con i singoli migliora il clima e facilita anche le relazioni tra i componenti.
La seconda area è il monitoraggio e la tensione competitiva tra i singoli. Ci deve stare, è essenziale, ma tu, in quanto leader, la devi bilanciare. Ciò significa che dovrai prestare massima attenzione a non ascoltare malesseri tra i componenti, perché tu sei come un giudice di sedia nel tennis: sopra le parti. Le discussioni tra loro le gestiscono in autonomia, tu invece devi pensare a tutti.
La terza area è la comunicazione prerogativa del leader, che deve essere sempre attenta e scrupolosa. Non lasciarti sfuggire complimenti troppo eloquenti quando commenti i risultati. La tua parola d’ordine deve essere moderazione. Qui il principio dello sport è che si festeggia il risultato, e un secondo dopo ci si concentra sul lavoro da fare. Tutti sono importanti, nessuno indispensabile.
Fuori dalla lista delle tre aree che ho descritto sopra, ce n’è una quarta, a mio avviso la più importante: acquisisci la tua credibilità ogni giorno facendo sempre ciò che dici.
Alla fine della storia si parte insomma sempre da noi stessi per riuscire davvero a trasformare i gruppi in team.
Non ve lo nascondo: le tre aree che vi ho illustrato mi sono state utilissime tutte le volte in cui sono andata in crisi, sentendomi persa. Ciò non significa che si riesca sempre a creare team da serie TV, ma solo garantirsi almeno la chance di avere momenti di soddisfazione personale, oltre che buoni risultati numerici!
Come leader, il nostro comportamento viene costantemente osservato. I membri del team non seguono solo ciò che diciamo, ma soprattutto osservano ciò che facciamo. Essere i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via, mostrare passione per gli obiettivi comuni, affrontare gli ostacoli con determinazione: sono tutti segnali potenti che rafforzano la coesione.
Per tutte queste ragioni, alla base di un team, c’è sempre la relazione di fiducia totale da raggiungere, bilanciando la tensione competitiva tra persone, uno stimolo che considero utile da mantenere.
Tra le righe forse l’avrete già capito: essere leader comporta anche un certo grado di solitudine. Proprio questo è l’argomento del mio prossimo articolo: il leader che gestisce il team è con tutti e per tutti, il che vuol dire che è anche profondamente solo. Vi aspetto!

Chi sono*
Laureata in Scienze Motorie all’Universita’ degli Studi di Roma “ Foro Italico”, ho costruito un percorso formativo diventando Coach certificata ICF e conseguendo un Master di II livello in Medicina Naturale all’Università degli Studi di Roma “ Tor Vergata”.
Nel mio attuale ruolo di VP Geo Italy per Foot Locker, seguo strategicamente un network di 157 punti vendita sul territorio nazionale, con l’obiettivo di migliorare le performance degli store, contribuendo allo sviluppo delle persone all’interno dell’azienda. La mia filosofia professionale si fonda sull’agilità, con una forte attitudine al teamworking e con spiccate capacità di comunicazione e di relazione interpersonale, qualità che ho sviluppato grazie alla mia esperienza sul campo.
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