
Il lavoratore responsabile? Usa l’IA proteggendo la privacy: parola agli ideatori dell’AI WEEK
I founder di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti spiegano come formare una nuova generazione di Gen-AI Workers responsabili, capaci di tenere insieme innovazione e tutela dei dati personali, un tema che sta a cuore anche a Guido Scorza, componente del Collegio del Garante della Privacy

Intelligenza artificiale generativa e privacy non sono affatto antagonisti, ma possono convivere pacificamente: il segreto per tenerli insieme è puntare su lavoratori adeguatamente formati ad utilizzare le nuove tecnologie in maniera responsabile. Di questo avviso è Guido Scorza, componente del Collegio del Garante della Privacy, che ha parlato della scommessa dei nostri tempi di «educare all’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie». Sulla stessa lunghezza d’onda sono Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, founder di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice e ideatori dell’AI WEEK, che dicono: «Sfruttare le potenzialità della Generative AI è un privilegio, farlo senza conoscenza e senza osservare le normative vigenti è diabolico».
I pareri sopra riportati sono anche conseguenza del miglioramento nella conoscenza della Gen IA nel nostro Paese. Lo conferma l’Osservatorio Intelligenza Artificiale della School of Management del Politecnico di Milano, in cui emerge che nell’ultimo anno 2 organizzazioni italiane su 3 hanno già elaborato un piano per applicare l’AI Generativa nei processi operativi e una su 4 ha avviato una sperimentazione.
Insomma, l’Italia è già pronta a dare vita a soluzioni concrete per formare una nuova generazione di “Gen-AI workers” responsabili.
In proposito, sostengono ancora gli inventori della AI Week, Ceo e dirigenti faranno bene ad annotarsi la serie di soluzioni da loro proposte. La prima della lista è organizzare a cadenza variabile «Gen-AI mentorship programs», vale a dire appuntamenti o sessioni di apprendimento, sia in presenza sia da remoto, in compagnia di mentori che, alternando lezioni teoriche alla spiegazione di esempi pratici, fanno capire a dipendenti di ogni età come utilizzare la tecnologia, selezionando anche le piattaforme più funzionali e, soprattutto, approvate dalla legge.
Fiore e Viscanti suggeriscono poi di utilizzare le basi solide acquisite nel frattempo da tutti i componenti del team per strutturare una sorta di «generative brainstorming forum» in cui la squadra viene suddivisa in piccoli gruppi e i componenti di ogni piccolo nucleo condividono idee innovative per applicare la Gen AI e creare strategie creative o risolvere imprevisti in lassi di tempo relativamente brevi.
Di questi argomenti si parlerà, insieme con molti altri e in compagnia di personalità di spessore internazionale, nella prossima AI WEEK, prevista quest’anno dal 12 al 16 maggio, con due giornate in presenza, il 13 e il 14, a Rho Fiera Milano.
Sull’alleanza da stringere assolutamente tra Gen IA e privacy ha aggiunto invece Guido Scorza: «Si aprono sconfinate praterie per trarre proprio dall’intelligenza artificiale enormi vantaggi competitivi senza imporre inutili sacrifici a utenti e consumatori e senza esporsi al rischio di incidenti reputazionali capaci di annullare ogni beneficio conseguito nello spazio di poche ore».
Per riuscirci, sottolinea ancora il componente del Garante della Privacy, «non ci sono scorciatoie», bensì «serve formazione continua basata su un approccio multidisciplinare rivolta a tutte le anime dell’azienda perché nessuna sarà risparmiata dall’impatto dell’AI».
In questa prospettiva, proteggere i dati personali è quindi «una leva di business straordinariamente preziosa».
Fanno seguito alle parole di Scorza ulteriori consigli a cura degli esperti coinvolti per aprire le porte delle aziende all’intelligenza artificiale generativa in totale consapevolezza.
Nei gruppi di lavoro attuali, ad esempio, non dovrebbe mai mancare un CAIO, ovvero un Chief Artificial Intelligence Officer che, oltre a prendere scelte strategiche in ottica business, funge anche da insegnante, anzi da vero e proprio professore interno dell’AI a disposizione di colleghi e leader d’impresa per consulenze e insegnamenti a seconda delle necessità.
La presenza di questa figura è ancora esigua negli Stati Uniti, secondo quanto sostiene il Global Finance, che parla di solo un 11% di aziende di medie e grandi dimensioni che ne hanno già designato uno e di un 21% che lo sta attivamente cercando.
In più, al fine di motivare i singoli impiegati ad aggiornarsi continuamente sulle ultime novità legate all’intelligenza artificiale generativa, i datori di lavoro possono proporre loro corsi o seminari che prevedono anche la consegna di certificazioni o attestati di partecipazione.
In questo modo, non solo i lavoratori arricchiscono i loro CV, ma anche la stessa azienda cresce e diventa sempre più “skillata” per affrontare presente e futuro con saggezza e determinazione.
Molto importanti possono poi essere gli “artificial intelligence hackaton”, ossia vere e proprie gare a cui possono partecipare organizzazioni, agenzie e realtà del territorio per testare il loro livello di conoscenza dell’intelligenza artificiali. In queste specifiche occasioni, funzionali anche in ottica team building, i partecipanti vengono messi alla prova e spinti ad acquisire nuove competenze all’interno di un contesto competitivo e, allo stesso tempo, collaborativo.

In sintesi, ecco quindi di seguito i consigli a cura degli esperti del settore per aiutare professionisti di tutte le età a diventare dei perfetti “Gen-AI worker”:
– Gen-AI mentorship programs: si tratta di sessioni di apprendimento della nota tecnologia in compagnia di mentori che alternano lezioni teoriche alla spiegazione di case history pratiche.
– Generative brainstorming forum: in questo caso il team aziendale si suddivide in gruppi e i componenti di ogni piccolo nucleo condividono idee innovative per applicare la Gen AI e creare strategie creative o risolvere imprevisti in lassi di tempo relativamente brevi.
– Chief Artificial Intelligence Officer: per aprire le porte della propria organizzazione occorre assumere un esperto di IA a 360° che faccia sia da consulente, in ottica business, sia da insegnante a supporto dei colleghi.
– AI Certifications: i dipendenti più motivati ad imparare sono quelli a cui viene offerta l’opportunità di partecipare a corsi che prevedono anche attestati di partecipazione utili ad arricchire i loro CV;
– Artificial intelligence hackaton: sono vere e proprie gare a cui possono partecipare organizzazioni, agenzie e realtà del territorio per testare il loro livello di conoscenza dell’intelligenza artificiale.
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